Una città. Industriale, deserta. Linfa vitale che cerca di permeare l’atmosfera sterile e pesante. Una voce che lotta per sovrastare, anche solo per un momento, il rumore acre dei macchinari industriali. Tutto questo i torinesi Lule Kaine ce lo fanno vivere attraverso il loro primo full length, sette tracce e nemmeno una parola. “Radiations From Futurist Furniture” è un lavoro estremamente evocativo ed intenso, nel quale si trovano echi di gruppi come Tortoise, Can, Ulan Bator (non a caso il produttore è Oliver Manchion) e che al contempo affonda le sue radici nelle avanguardie di inizio 900, ed in particolare nella magnificenza degli schizzi dell’architetto futurista Antonio Sant’Elia.
Le prime due tracce, “Can D vs Chew Z” e la title track, ci introducono subito in un immaginario industriale e decadente: suoni taglienti, atmosfere stranianti, rese in musica grazie a sezioni ritmiche sempre uguali, sorrette e al contempo alleggerite da un corposo tappeto di elettronica. Un’energia particolare, mutevole, sembra percorrere l’album, che stupisce proprio per la sua coerenza, sebbene non rinunci affatto alla varietà. L’idea che se ne ricava è di una vicenda che si evolve rimanendo ancorata ad una sola base statica, vita che scorre in uno scenario ben definito. Già dalle prime note di “Klaus” la sensazione è di venire a contatto con qualcosa di estremamente dinamico e profondo. Segue una repentina perdita d’umanità in “Generator Mount” e “Atonal”; un’iniezione di eterea, lenitiva dolcezza con “Not On, Not Hot, Or Doct Not Toc Toc” ed infine “Genocide Morning”, lenta e seriosa.
Sette tracce impeccabili, un ascolto che difficilmente può lasciare indifferenti. Si spera che i quattro continuino su questa strada.
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