Tutto, dico tutto - dal nome del progetto, ai titoli delle canzoni, al booklet - trasuda strabordante esistenzialismo e ingarbugliato intimismo. Quella mano semichiusa in copertina, adagiata nell'oscurità più totale di chissà quale luogo e quella mosca indisturbata che vi staziona sopra, non so perché ma mi rimandano a quella volta in cui, adolescente, mi lessi tutto d'un fiato "La coscienza di Zeno" durante un Piombino-Zurigo in treno.
Si è da soli quando si ascolta "Si muove e ride" dei Colloquio. E se anche qualcuno provasse ad urlarci in faccia qualcosa non potremmo che leggerne il solo labiale, come in un sogno senza audio, anestetizzati, quasi tramortiti dalle narrazioni iperdilatate di Gianni Pedretti e dalle narcolettiche elettroniche a supporto dei suoi compagni di viaggio. Si fluttua, si scende lentamente al suolo, si risale e si galleggia in un magmatico limbo sonoro, fino a rasentare l'immobilità (apparente) dei sensi e delle emozioni.
Dieci tracce che si assomigliano incredibilmente e che, sostenendosi a vicenda, vanno a disegnare un sofferto e claustrofobico percorso mnemonico/emozionale. Un diario segreto nascosto ermeticamente tra i solchi invisibili di un cd, una confessione musicale dal marcato retrogusto auto-terapeutico (esattamente come il celebre romanzo del buon Italo Svevo), una prosaica testimonianza di lacerante solitudine ma, soprattutto, una perla inafferrabile di cantautorato dark.
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La recensione Si muove e ride di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-11-06 00:00:00
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