Spoken words adagiate sul tappeto assuefatto ed esausto di organ synth danno anima alle rifrazioni crowleyane insieme a elementi descrittivi: reverse loop, cori oscuri, beat acidi e campanellini di contorno. Non è difficile per i più avvezzi a tali sonorità percepire echi tributari al percorso di quell’ambient/dark inglese che è stato capace di disturbare e scuotere parecchie coscienze. David Tibet in primis, dal periodo sotto influenza Coil passando per la fase acid e quella esoterica. E’ il fascino occulto della Novantatreesima Corrente, diluito in un surplus di collaborazioni devote all’interno di quello che, più che “un gruppo”, era un collettivo di musicisti. Così anche Mariae Nascenti: attorno alla figura del milanese Angelo Visone si riuniscono i compagni di sempre – Fabrizio Modonese Palumbo (Larsen), Marco Milanesio, Paul Beauchamp – con l’arricchimento di contributi transoceanici.
Al di là delle palpabili influenze, si avverte un respiro internazionale del tutto sconnesso da transumanze italiche. Ciò che più stupisce è la fruibilità di un lavoro intrinsecamente “difficile”: breve e vario nelle architetture, alterna momenti di collante a picchi emotivi di rara intensità. Scuro, eppure bianco ed etereo: come addormentato nell'angoscia di un abbandono tra favole esorcizzanti, si sforza di scavare nella tensione psichica dell’ascoltatore un’interpretazione compiaciuta dello status di disagio indotto, anziché abusare della componente terroristica e urticante dei tappeti sonori. Quindi le stratificazioni drone sono sotterranee e funzionali a decongestionare il vuoto, lasciando spazio evocativo a voci dark (ancora Current 93) e alle toccanti lacrime arpeggiate del pianoforte agorafobico di Milanesio. Atmosfere cerebrali minimaliste si affacciano all’esterno con i tratti di una culla protesa a difendere le ossessioni morbose dei loro creatori. Testimonianza conclusiva è la malinconia perversa del cortometraggio “The Monster’s Faded Eyes”.
Prodotto egregiamente e non destinato ai soli affezionati, può essere il disco giusto per esplorare sonorità poco accessibili senza rovinarsi l’umore e l’udito.
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La recensione Raise Your Paw To The Sky And Break The Truce di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-06-30 00:00:00
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