Tramonta un sole rosso infuocato. Il mare lo accoglie dentro a se e poco a poco lo spegne. Dolce. L’arancione è tempera diluita che tinge e ammorbidisce contorni. Il caldo allenta la sua morsa. Le fronde delle palme ondeggiano al ritmo della musica. Raggae? Certamente. In lontananza sulla spiaggia dei bambini tirano calci a una palla di stracci. Giovani dai lunghi dreadlocks si godono la scena. Si alzano grandi sbuffi dall’intenso e inconfondibile odore. Chiloom strabordano erba. Tutto è Pace Amore e Fratellanza. Può avere un nome tutto questo? “Giamaica!” alcuni risponderebbero all’unisono. Ma non solo. O non necessariamente. Come rincorrere cartoline (fossero anche dell’anima). Il rischio c’è e spesso accade. Già, tipo essere sulle rive dell’Adda in un tardo pomeriggio estivo, con un immenso sforzo d’immaginazione, al posto delle palme i faggi, al posto dell’oceano il fiume. A sentir suonare gli R.N.Tickets. All’inizio succedeva sapete? Anni e anni fa. Il loro primo demo, Metropoli Selvaggia (1994), che li ha portati a vincere Arezzo Wave, era così. Sincero. Immediato. Limpido. Faceva ondeggiare la testa anche a chi di reggae non ha mai ascoltato granchè. Poi gli anni sono passati, le esperienze si sono sovrapposte, stratificate. Detriti e fango si sono accumulati. Hanno inciso 3 dischi quei ragazzi là. Hanno raccolto lungo il cammino collaborazioni notevoli (Madaski e Bunna dai prozii Africa Unite, Dre Love, Bunny Selaisse, addirittura il bassista dei leggendari Wailers…) e concerti su concerti e premi anche prestigiosi (il Rototom Splash Festival, con relativo biglietto premio x il palco del Raggae Sunsplah, festival culto nella terra di Papà Bob). Una popolarità crescente mai però del tutto esplosa. Insomma. C’è di che montarsi la testa (forse). Adesso esce il disco nuovo, il quarto della serie, domanda quasi retorica: te li trovi ancora lì i R.N. Tickets, come agli inizi? Non precisamente (assolutamente No!). Anche se con questo ultimo disco si nota la voglia di fondo di tornare a guardare a quei tempi là. Magari senza imbarazzi o complessi d’inferiorità (inevitabili?) da provinciali agli inizi di carriera… d’altronde la Missione, l’obbiettivo gridato a gran voce dagli stessi RNT è proprio quello: Ritorno Alle Radici. Si potrebbe aggiungere: e Ritrovare Verginità (dopo la sbornia e relativo stupro (?) drum ‘n bass, le vaghe pose divistiche da musicisti cool di frontiera, le mille dichiarate contaminazioni elettro (mai del tutto riuscite)… ).Stop. ROOF CLUB (2000). Le radici. Trovano posto nelle 10 tracce i temi classici della reggae culture quali: religione e spiritualità, ribellione e società, divertimento etc. E se, dal punto di vista prettamente musicale non si può che apprezzare l’ormai rodato feeling della band nel produrre good vibes, lo stesso non sempre si può dire delle liriche. Nonostante gli anni di esperienza il dazio alla lingua di Dante non è stato ancora del tutto pagato. Certo alcuni sprazzi riusciti ci sono: “dici credo solo a quel vedo. Questa non è una filosofia, stai rinnegando la tua anima” (da Anima ). Oppure il sound dolce di Come sei . Ma nel complesso c’è una sorta di ingenuità di base che fa perdere in impatto (penso a Rebel o a Zion ad esempio…). Non parliamo poi della terrificante canzone scritta a 4 mani con l’onnipresente Jovanotti ( Il mondo )… Ed è così che i pezzi più convincenti rimangono quelli in lingua inglese: I & I praises (scritta non a caso in collaborazione con la Morgan Heritage Family “uno dei gruppi + rispettati dalla scena reggae internazionale”) o Kingston Rock Stones .
Sorge dunque la domanda: ma a quali radici si riferivano gli RNT? Ma da dove arrivano questi R.N Tickets? Dalla Giamaica o da Fara Gera d’Adda provincia di Bergamo?? Bah. Le loro radici sono piantate nella provincia bergamasca, si nutrono (si sono nutrite) dall’acqua dell’Adda. Le loro VERE radici sono quelle. Non possono cancellarle. O sostituirle. E’ questo che manca ai R.N.Tickets: l’orgoglio x la propria terra. Che è poi quello che fa suonare sempre troppo costruito ogni loro disco.
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