Humpty Dumpty
Q. B 2008 - Lo-Fi, Pop, Elettronica

Q. B

Divagazioni lo-fi come se. Come se fossero dei Baustelle ironici e autoironici, oppure un Babalot cinico e misogino, o forse degli Amore finto-intellettualoidi.

Il lo-fi di Humpy Dumpty è sfacciato e sovraesposto. Niente costruzioni complesse, ma ben più di un gancio in evidenza. Il giro di chitarra di “Caterina” ti si pianta nelle orecchie e potresti canticchiarlo per giorni e altrettanto valida è la chitarra di “Per noi”. L’impressione, però, è che senza testi così studiati, il risultato sarebbe piuttosto vicino alla noia. Le parole portano il disco in un limbo di difficile catalogazione, che gioca tra il serio e il faceto. Meglio: tra il molto serio e il molto faceto. Dalle vacanze radical-chic di “Bobby holiday”, alla panoramica femminile dei due pezzi d’apertura, fino alla dedica a Violetta Beauregarde, il disco oscilla tra profonde banalità e picchi di genio. Su tutto aleggia una patina snob che fa sospettare che entrambi gli estremi siano raggiunti volontariamente, per racchiudere i dodici pezzi tra “l’urlo di Tardelli / e il “Ristoro” di Tondelli”, verso culminante della straniante e nera “Un weekend necrofilo”.

“Q.B.” è un disco che si può odiare in modo viscerale o apprezzare con gusto sempre maggiore ad ogni ascolto, nonostante un lo-fi che a tratti rischia di passare per velleità artistica troppo ostentata. O forse è di nuovo lo snobismo di cui sopra. A voi: odiate o cantate, io alla fine ho scelto la seconda.

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