La domenica pomeriggio bisogna ascoltare gli Afraid se la sera prima si ha bevuto molto. Ieri la mia testa è stata illusa da litri e litri di vodka assimilati insieme ai tanti Redbull gratuiti. E’ tutto il pomeriggio che dormo e la situazione non si è ancora risolta. E di solito in queste “giornate tipiche” ascolto i vinili perché il malditesta è troppo e voglio evitare la tentazione di cambiare brano ogni tre minuti (è una cattiva abitudine che ho preso ultimamente). Voglio alzarmi dal letto solo per girare lato. E quindi dopo un paio di album di Mad Professor e uno dei Pan American, mi capita tra le mani questo 7 pollici con la copertina cartonata nera e sopra una specie di cigno scarabocchiato, lo metto su. I primi due pezzi vanno via veloci. Acidità alla Melt Banana. Un certo piglio dance alla You Say Party! We Say Die!. Attitudine screamo alla Death Of Anna Karina. Le tastiere distorte danno un taglio aggressivo e cupo. Le urla si compattano insieme agli altri strumenti. Cambio lato per l’ultima canzone. E’ più “lenta” e con una maggiore varietà ritmica. Conclude degnamente l’ep.
Sarà la scarsa durata del disco – i tre brani insieme non superano i 5 minuti – sarà questa furia post-punk che ha un che di eroico; gli Afraid sanno essere violenti nel migliore dei modi: ti scrollano le indolenze di dosso e stai meglio. Ce ne fossero di gruppi così.
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La recensione S/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-05-21 00:00:00
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