"Il moro e il quasi biondo" è un film, anzi no, avrebbe dovuto esserlo, lo sarà? "Il moro e il quasi biondo" è un gruppo, anzi no, è un progetto a più ampio spettro, ma non sono in due, sono in tre, e non solo.
"Questa è una parentesi: )" è la colonna sonora di un film che non c'è, quindi è un disco con delle canzoni: idee che affollano idee, partendo da un punto di ascolto tremendamente reale. L'immaginario dunque è prettamente filmico, la forma è quella di brani musicali legati tra loro in una struttura visiva forte e coesa.
Quello che abbiamo tra le mani è però un cd, e come tale dobbiamo trattarlo. Siamo quindi in un contesto di elettronica sperimentale tout-court, fatto di frame sonori figli di cinema e tv, di azioni ripetitive e banali quanto quella di saltare da un canale all'altro nel marasma del non sapere cosa si desidera veramente tra proposte intrise di nulla o di ricordi alti e sbiaditi, dove s'inseriscono voci alla stregua di integrazioni strumentali.
In un ideale decoupage tecnico i totali sono sostenuti da suoni scarni e tedeschi che ricordano "Blips" di Miumi e ad ogni cambiamento di inquadratura intervengono altri temi che definiscono ambienti, personaggi o semplici oggetti.
La resa quasi onomatopeica di alcuni abbinamenti musica-titoli gioca con certe distorsioni elettriche vicine ai Grandaddy o anche a The Spinto Band ("Melodia in scatola", "Gorgoglio dell'intestino"), mentre altre panoramiche, più legate alla cultura classica cinematografica ("Il nome dello sceriffo Garrett", "Robert, tassista e bravo ragazzo"), sembrano raschiate da venti polverosi o tremolanti come file di automobili in moto, viste attraverso i loro gas d scarico.
La cosa bella è che non si soffoca, anzi, si prolungano una leggerezza cristallina e un grande piacere d’ascolto.
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