Una lunga suite ambient addormentata tra paranoia e lirismo paesaggista.
Estradizioni da LFO subacqueo (perennemente teso sotto la superficie picchiettata di campanellini) introducono dialoghi confusamente sovrapposti ma dal clima cordiale, scherzoso. Un ossimoro Lynchiano, come i suoi movimenti di macchina rallentati e alienanti che si bloccano incessantemente sul dettaglio apparentemente più inutile della scena: la quotidianità gioiosa di una voce femminile può essere pure lacerante. Stasi frapposte a note strapazzate di una chitarra pseudo-folk anticipano lo schema canonico di acqua-pioggia-tuono-vento… Atmosfere naturalistiche che di primo acchito appaiono scontate, e invece riescono a pennellare con gusto un paesaggio complesso ed affascinante. Traspare una poesia non comune, come se quegli istanti non assomigliassero a nient'altro. Il racconto è filtrato dalle emozioni e dai corpi, rivestendo i loop di odori e proiezioni mentali in un’estetica fatta di variazioni luminose e puro Romanticismo d’ambiente.
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La recensione Testa Piena D’Orche di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-05-26 00:00:00
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