Scrivo questo pezzo con un ritardo imbarazzante. Quando arriva un album da recensire, le possibilità in fondo sono poche: se il disco è particolarmente bello o particolarmente brutto, di solito se ne scrive subito e con gran facilità. L’allungarsi dell’attesa è invece direttamente proporzionale all’indifferenza che si prova per l’oggetto in questione, che capita di trovarsi tra le mani per mesi, vedendolo rimbalzare tra autoradio e lettore mp3. Purtroppo, una sorte del genere l’hanno avuta Agghiastru.
Il suo disco non è brutto, o scritto o suonato male. È un lavoro che a un primo ascolto colpisce, per la sua scelta di mischiare atmosfere cupe in area Cave con il suono del dialetto siciliano e un piano che batte in testa penetrante. Un’atmosfera nera, tendente al melodramma; un suono che sa farsi ossessivo e circolare, ma anche aprirsi a pause di quiete e pace (relativa). La scelta è particolare, il risultato buono e portato avanti con coerenza. Forse troppa. La criticità di fondo di questo lavoro risiede proprio nel fatto di insistere oltre ogni limite sulla coesione interna, al punto da raggiungere il collasso e implodere. Prendete il clima descritto poco sopra e dilatatelo lungo diciassette tracce e quasi settanta minuti. Ciò che ne risulta è un magma che si muove compatto e fluido, ma che sommerge e toglie l’aria. “Incantu” è un disco pesante, lungo, monocorde, che spreca sulla distanza le ottime idee di base. E allora, insieme a uno strato di noia, emerge anche un certo disappunto: l’impressione è che un progetto di indubbio talento abbia sostanzialmente sprecato un’occasione.
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La recensione Incantu di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-06-24 00:00:00
COMMENTI (4)
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(Messaggio editato da agghiastru il 20/02/2009 01:39:34)
Agghiastru è un mito vivente. Non solo ci ha sbalorditi per anni col suo metal estremo siciliano, ma anche raccontando del deserto interiore con la semplicità del piano. :=
agghiastru poi suona black metal negli inchiavatu.