La Stasi
L'estate è vicina 2007 - Rock, Noise, Alternativo

L'estate è vicina

Fin dall’inizio, la predisposizione è quella al voler prestare attenzione. L’impressione di avere davanti un prodotto che voglia dire qualcosa e, allo stesso tempo, un’acquolina amarognola, come a leggere il nome di un piatto che potrebbe anche nascondere parti surgelate. Nome, confezione, approccio sonoro ci vengono serviti direttamente dagli anni ’90. Le note iniziali de “Il morto allegro” arrivano dritte dalla cucina del signor Agnelli (due/trè pelli splendide fa): un pezzo con abbracci vocali di una Cristina Donà, di circa quindic’anni fa. Dal pezzo seguente, i piacevoli riferimenti sembrano subito farsi inficiare da una pretenziosità che ci perseguiterà per tutto il disco. Esplosioni tardoadolescenziali, inserti parlati un po’ scribacchini, lenti affondi a muso duro (anche se “non ho più pepite per lei / e lei l’ha capito”, se lo dicesse Clementi, sarebbe un bel verso). Si lanciano anche in cavalcate post punk (“Clone Boy”) che però, forse nel volerle integrare a una (brutta) storia italiana (P.P.Pasolini vs. il miracolo italiano), soffrono di una banalizzazione da stivaloni di pelle. E fatico un po’ a trovare tutta quest’ironia sbandierata nel manifesto del gruppo. Ah, sì, il bip su “frocio”. O il tono serafico, nell’autocommiserarsi, à la Godano di “Yogurt”.

Non che la suadenza di certe melodie sia poca cosa (“100 ore”, “La seconda spedizione su Marte”, “Happylogo”), ma tutto (produzione, penna letteraria, carezze) avrebbe trovato migliori impieghi in un insieme meno passatista e paludato.

Lascerei volutamente a margine il giudizio sul corpo (ahimé imponente) della conclusiva “Tre topolini e un ghiro”, spoken di dieci minuti, sorta di “Giardino di cemento” rural-allegorico: crescendo disturbato e una parola fastidiosa ogni cinque. Questo, no.

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