“Certo si potrebbe andare al mare”: comodo, rapido e soprattutto indolore. L’analgesico che funziona sempre. Restare, andarsene, tornare, trovare la dimensione che ci si vuole disegnare intorno: è una continua ricerca, quella di Toti Poeta, giovane cantautore siciliano momentaneamente trapiantato a Roma. Ricerca di certezze, di àncore musicali e paesaggi, per definirsi ed imboccare la strada giusta. E un pezzo come “Freak or frac” ne dà un buon esempio: in bilico tra l’abbracciare suoni semplici ed orecchiabili per entrare nel magico mondo del music business, dalla porta più vicina, e lo sforzo di proporre qualcosa che abbia dentro originalità e differenza. Sai che non sarai mai l’idolo delle teenager, non fa per te e a loro la tua musica provoca solo sbadigli, ma neanche la next big thing della scena indie, o underground che si dir si voglia. Dunque, cappello in testa e valigia in mano, preparata con quei riferimenti che, inevitabilmente, si riflettono in ogni traccia, in ogni nota. Parliamo di quel cantautorato tutto italiano che parte da Max Gazzè, passa per Daniele Silvestri e strizza l’occhio ad un’essenza siciliana che trapela dalla voce, da certe chitarre, da quelle atmosfere care a Vinicio Capossela. Con le corde del contrabbasso che macinano rumori sordi e i fiati che ti fanno sentire addosso l’aria salata del mare. Sullo sfondo, la statua della vergine, scontata a 8 euro e 90 (“Nel profondo”).
“Lo stato delle cose” è un disco che scorre liscio, e in alcuni punti riesce a lasciare il segno, soprattutto quando azzarda un po’ di più, come nella ghost track: una scansione ritmata di frasi con una buona base elettrizzata, fatta di suoni meno prevedibili. O come ne “La casa delle ombre”, dal retrogusto che, in certi punti, sa di Paolo Benvegnù. Altre tracce restano sospese tra un ritmo che stenta a spiccare il volo e la sensazione di aspettare un’impennata che però non arriva, o che passa via senza stupire.
Può non essere il genere che fa per voi, può non piacervi. Ma sotto c’è una produzione molto ricercata, una cura del risultato finale che trasuda passione e talento, e stimola la curiosità di sapere cosa viene dopo. Già, perché la valigia è sempre lì, sotto al letto, e la ricerca deve continuare. Speriamo verso lidi più pericolosi, dopo che si è capito che quelli già battuti vanno sì tenuti sempre in mente, ma comunque superati. Senza troppi analgesici.
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La recensione Lo stato delle cose di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-07-09 00:00:00
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