La seconda demo dei The New Ortensia Sox si chiude con un’affermazione del tipo: “Certo che ‘sti New Ortensia Sox fanno proprio schifo!”. Anche se la frase è ovviamente ironica, non è condivisibile. Questi ragazzi lombardi ci sanno proprio fare, riuscendo a colpire l’ascoltatore all’istante con il loro ska-core con sfumature reggae e punk, con la loro energia musicale, le loro melodie mai banali. Ricordano da vicino i Clash per i cori e per l’andare e venire tra generi diversi, i Rancid per le melodie punk-rock e i Nofx per certi versi, anche se i New Ortensia Sox si sentono molto legati agli Operation Ivy. Con alternanza tra italiano e inglese proclamano le loro idee, basate sull’anarchismo, sull’anticlericalismo, sull’anticonformismo, questioni tipiche dell’atteggiamento punk, che però non cercano di estremizzare. Si parla infatti dell’essere punk in positivo, senza autodistruzione, di giovani prostitute in cerca di affetto, di personaggi che si atteggiano a punx quando in realtà sono più degli hippies. Il tutto accompagnato da una musica perfetta per ambienti quali centri sociali e simili, dove il loro messaggio può essere meglio compreso. L’autoproduzione è quindi la ovvia scelta del gruppo, anche se sinceramente è auspicabile qualcosa di meglio, per fare in modo che certi sforzi vengano premiati e riconosciuti anche da un pubblico diverso dai soliti affezionati dei centri sociali. Ascoltatevi brani quali “Revival”, “Fucking Pride”, “Radicalism” e “Not Too Late” e capirete…
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La recensione the new ortensia sox di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-10-07 00:00:00
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