Agosto si degna di arrivare e, ancora una volta, ecco “il mese più freddo dell’anno” .
“Campeggio in Calabria”, che apre il primo album delle Raretracce, racconta proprio di una vacanza estiva in cui una relazione va a puttane tra incomprensioni e silenzi.
II brano sintetizza un songwriting eclettico che attinge da diverse tavolozze, siano esse quelle del funk, del soul, dello swing, senza disdegnare ritmiche in levare e fugaci puntate nei territori della discomusic.
Attivi dal 2001, i cinque musicisti capitolini dimostrano di possedere ottima padronanza strumentale, discreta personalità e una buona dose di autoironia.
La voce calda e duttile di Dario Marigliano attinge dal quotidiano e tratteggia storie con piglio sarcastico e dissacrante utilizzando un linguaggio diretto ma quasi mai banale.
Si fanno apprezzare in questo senso “Il manichino”, le avvolgenti melodie di “Il mago e lo stregone”, l’energica e divertente “Mi sono perso” e, parzialmente, pure lo ska evoluto di “Singer in the rain”, non fosse per la discutibile pronuncia inglese.
Nel disco hanno tuttavia trovato spazio anche composizioni che non riescono proprio a convincere.
Detto che l’inciso di “Corri fratello” vanta un’imbarazzante somiglianza con quello di “Chi fermerà la musica” dei Pooh, i restanti pezzi hanno l’aria di compitini poco convinti e risentono di arrangiamenti fin troppo manieristici.
La sensazione è che le Raretracce siano cadute nel tranello in agguato per chi, dopo anni di rodaggio, arriva al traguardo del primo disco.
Parlo di quell’ansia da prestazione che, a meno di talento cristallino, porta spesso a confezionare prove poco organiche e a tratti confusionarie.
Ecco perché lo stile coerente che la band nella sua nota biografica afferma di possedere è oggi ancora lungi dall’esistere per quanto “Vol.1” non sia affatto disprezzabile e, anzi, contenga incoraggianti germi per il futuro.
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La recensione Vol.1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-07-25 00:00:00
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