E' aria pura che dà brezza estiva a queste prime giornate autunnali. I Superpartner sono un raro connubio di freschezza e profondità, meraviglioso romanticismo e power-pop istantaneo che cura gli animi con toni morbidi e colori leggeri. "Love Hotel" ti avvolge con melodie circolari di epoche passate, spruzzate elettriche che riescono a fare breccia in cuori rinsecchiti che non ricordano il calore che dà l'ascolto della buona musica. Il gruppo leccese convince con discrezione, dando vita ad una raccolta di quadretti solari di deliziosa fattura e di luminosa fragilità. Praline colorate che saltellano in un mondo immaginario fatto di alberi di zucchero filato, foglie secche che sanno di caramello ed emanano suoni microscopici e impercettibili.
Un carosello a due voci in perfetto equilibrio, atmosfere da carillon e sonorità che hanno la vaporosità delle tinte pastello, sono i migliori pregi di un disco intimo, elegante, dalle ritmiche carezzevoli e dotato di molteplici sfumature. L'immaginario da Nouvelle Vague li avrebbe resi soggetto privilegiato dei mondi narrativi di Jean Luc Godard. La loro è un'ironica apologia del modernariato che rimanda però ai tocchi di pennello sonoro di gruppi come gli Stereolab e alle loro rassicuranti sinfonie minimali.
Dieci tracce in cui i paesaggi chitarristici fluiscono e danno compattezza cangiante, il songwriting è sensuale e vellutato, l'incedere naturale e gli arrangiamenti raffinati. La voce di Rosita Garzia fa il resto, con un fascino da chanteuse e un canto che attinge al repertorio di voci femminili degli anni 60 come Francoise Hardy e Sandie Shaw, dà in dono grazia ed espressività a questo lavoro.
"Love Hotel" è musica easy listening, un disco in cui l'essenzialità è però al servizio della bellezza.
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