Giochiamo a unire i puntini: Patrick Suskind nel 1986 ha scritto un romanzo capolavoro intitolato "Il profumo" il cui protagonista è un uomo senza odore che d'altro canto ha una formidabile capacità di riconoscere e riprodurre tutti gli odori del mondo. Il suo nome è Jean Baptiste Grenouille.
Nel 1993 Kurt Cobain scrive una canzone che si chiama "Scentless apprentice" ispirata al personaggio creato da Suskind.
I Nirvana sono considerati i campioni, l'epitome e la lapide del grunge.
Anni 2000: a Milano nasce ed esordisce un gruppo che decide di chiamarsi Grenouille.
Coloriamo gli spazi: i Grenouille sono indiscutibilmente un gruppo grunge, ma non hanno praticamente nulla dei Nirvana, non a livello di suono, tanto meno a livello di poetica, nessuna infanzia rovinata (per lo meno da quanto traspare), niente "I hate myself and I want to die" e piuttosto quintali di Alice in chains (quando non Mad Season) e Soundgarden nelle chitarre e nelle voci.
Ciò che rende davvero interessante e credibile questo disco fra mille altri di stampo analogo è il fatto che qui il grunge si fa standard per divenire cornice e al suo interno c'è Milano, nessuno scimmiottamento, nessuna tematica presa a prestito da immaginari altri, i Grenouille hanno l'intelligenza e l'onestà di parlare del loro mondo, nella fattispecie di una città che per molti versi è lo specchio di una nazione e, meglio ancora, lo fanno senza il tipico odio adolescenziale che sfocia nel mito della fuga: è inutile spostarsi dal rogo, mente Milano brucia, tanto vale saltarci dentro e scaldarsi un poco.
Ecco dunque titoli geniali quali "Grosso guaio in Paolo Sarpi" (che, per chi fosse digiuno di toponomastica milanese nonché di eventi recenti, altro non è che la China town del capoluogo lombardo, còlta la citazione?) e grandi canzoni come le già note "Babilonia", "Saltando dentro al fuoco" (che ha la solennità del classico) e "Io, te, Milano e l'Anoressia", tutte caratterizzate da quell'urlo che parte in pancia a va a stroppicciare la gola per cui, tra parentesi, è difficile non pensare all'esordio dei concittadini Ministri.
Dopo anni di letargo rotto solo dalle vocine di bravi turnisti in vena di pop-song (si, ok, sto parlando de Le Vibrazioni) si sta forse affacciando una lucida consapevolezza tra le nuove generazioni della metropoli? Forse che imbracciare le chitarre, assumere pose e limitarsi a dire semplicemente che Milano (e tutto il resto) fa schifo non sia più ritenuto sufficiente e tanto meno appagante? Evitiamo di cadere nella tentazione di gridare a una sorta di Milano Renaissance (niente invecchia più velocemente delle onde nuove) ma stiamo a vedere, la domanda è senza dubbio suggestiva, attendiamo una risposta e, nel frattempo, godiamoceli, i Grenouille, perchè ci raccontano con sfrontatezza l'aria che tira, senza pudore, senza paura e con l'impeto gioioso di una schiacciasassi.
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La recensione Saltando dentro al fuoco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-11-06 00:00:00
COMMENTI (18)
Saltiamo dentro al fuoco coi Grenouille. Cazzo che band!Altro che cagate indie post-alt-beat-crypto sfigate moderne
Yo,Brianza style!!!:[:[:
uahuuuu bagai,che dire:
BRIANZA RULES!
Grazie a tutti
Marco
Non ho ancora avuto occasione di ascoltare il disco per intero, i singoli sono delle vere bombe.
:D
grandi ragazzi, siete VERI, ed è meraviglioso.
GRAZIE GRENOUILLE
che album cazzo, che album.rabbia, malessere,Milano sta davvero bruciando.
GRANDI RAGAZZI. BMRADIO APPOGGIA!
Ebbbravi i ranocchi [: