Questo è uno di quei gruppi che mi viene voglia di sentire dal vivo con la quasi certezza di non rimanere deluso.
Le chitarre sono lancinanti e questo è il primo avviso ai naviganti (mi si perdoni la rima), il suono è grezzo ed epico insieme, le voci urlano e si confondono nel rumore. Il primo nome che affiora (le similitudini contano!) è Steve Albini, ma niente di calligrafico, solo una certa attitudine a creare un brodo primordiale da cui partono lampi e tuoni, seguiti da derive psichedeliche.
Poi si pensa al post-punk, ma sempre in maniera relativa.
Solo quattro canzoni a delineare uno stile rabbioso e ipnotico che non lascia davvero indifferenti e come già detto fa sperare nel palco, poche ma davvero buone. I miei complimenti!
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