Da molti anni ogni uscita discografica targata Diaframma è solitamente commentata con rimandi allo storico passato della band toscana: il ruolo seminale, la longevità, la coerenza.
…concetti certamente ineccepibili ma che, con il passare degli anni, sono diventati sempre più banali e risaputi tanto che oramai "servono" solo ad allontanare i reali contenuti dei nuovi lavori proposti, sminuendone lo spessore espressivo.
Ed anche questo "Il dono" è adatto a proseguire la tradizione di catalizzatore di atteggiamenti nostalgico-anacronistici, anzi, trattandosi di una raccolta di brani storici (scritti da Federico Fiumani) re-interpetati (voce e musica) da alcuni importanti artisti dell'attuale scena italiana (accompagnati da piacevoli out-sider) potrebbe addirittura essere il lavoro ideale per giustificare eventuali slanci demagogici.
Ma, lasciarsi andare ad interpretazioni di questo tipo sarebbe davvero un peccato perché questo album DEVE essere ricordato esclusivamente per lo spessore poetico e per le splendide emozioni che irradia. I contenuti sono, infatti, stupendi: alcune tra le più belle liriche mai uscite dalla penna di Fiumani che, già indimenticabili nelle loro versioni originali, brillano di una rinnovata e cristallina luce.
Una luce che filtra da spunti elettronici, trame punk, rock, melodici: cioè da quegli affascinati linguaggi sonori usati dagli artisti (coinvolti) per interpretare le taglienti poesie di Federico e per realizzare il suo originale ed appassionato modo di vivere.
Quindi il disco che per Fiumani è: "(Il dono) è quello che mi hanno fatto i gruppi e i solisti accettando di reinterpretare alcune delle mie canzoni. Un regalo che ho voluto fami per i 30 anni di carriera (ho cominciato molto giovane)" è soprattutto un opera stupenda ed attualissima (anche se ci sono brani scritti più di venti anni fa), un autentico capolavoro in cui poesia e musica si fondono in una maniera assolutamente meravigliosa.
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