E' dalla prima volta che ho ascoltato questo EP che continuo a legare la figura di Simone Mòllica (in arte One Equals Two) a quella di Trent Reznor (anima, corpo, polmoni e fegato dei Nine Inch Nails). Simone mi sembra Reznor senza i suoi NIN: riesce a fare, devo dire egregiamente, tutto da solo, dalle chitarre agli arrangiamenti elettronici che impreziosisce con la sua voce glaciale e lieve. Quello che sorprende maggiormente è l'attitudine acustica di gran parte dei brani. Il disco è un continuo richiamo ai contrasti, al freddo e al caldo, alla luce e al buio. Contrasti rispecchiati da arrangiamenti in cui dominano le basi elettroniche che sfiorano sottilmente l'industrial e in cui si intarsiano chitarre acustiche e piccoli sprazzi di elettricità. La meravigliosa title track entusiasma l'ascoltatore con i suoi vortici di chitarra e il suo ritmo accattivante. Interessanti anche la ballata "Sun" e il crescendo di "Today". In definitiva questo è un lavoro ben curato, eppure una curiosità mi è rimasta: chissà come sarebbe stato questo disco se One Equals Two avesse fatto la scelta coraggiosa di cantare almeno un pezzo in italiano. Ma a questo magari risponderemo in futuro, per adesso battiamo le mani.
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La recensione The fine art of trying again di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-10-23 00:00:00
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