La ricetta sembra semplice. Prendete un po' dello straordinario jazz-rock degli Area, ovattate leggermente i suoni, allontanate per un attimo il tecnicismo, aggiungete un pizzico di post rock, qualche entrata noise, una manciata di testi alla Paolo Benvegnù e un'irresistibile logorrea alla Nick Cave. Ecco, adesso mescolate bene, amalgamate il tutto, spegnete la luce della vostra camera e gustatevi questo disco perché difficilmente ne rimarrete delusi. Nove canzoni che sono nove gioielli, ottimamente suonate e che fanno ben sperare per il futuro di questa band. I Merçe Vivo ci regalano un rock d'autore davvero raro, con testi semplici eppur raffinati, diretti. Melodie che si fanno subito apprezzare dall'ascoltatore che gli si stampano in testa inconsciamente e si insinuano sempre più in fondo. L'inizio è cadenzato: una batteria jazz batte il tempo e d'improvviso tutto si apre, tutto diventa più chiaro e ti sembra di vedere la luce. A dir poco esaltante la seconda traccia, con il cantato a metà strada tra un reading confidenziale e gli slogan alla CCCP e ancora "Luce" in cui si sente un certo carisma alla Marlene Kuntz e la voce si lancia in voli pindarici alla Godano. C'è spazio per lo stralunato e scordato seppur intenso intermezzo di "(n)", una vera e propria gemma di un minuto scarso. Insomma ci sono canzoni eteree, ma anche canzoni che fanno male in questo disco, che ti prendono allo stomaco, c'è l'eleganza del sax tenore che impreziosisce ogni passaggio dell'album donandogli uno stile personale e originale e infine la poesia devastante dell'ultima traccia che ti lascia in bilico tra cuore e sudore. Musica di qualità come vorremmo sentirne sempre. Aspettiamo la prova live. Per adesso chapeau.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.