Senza vergogna alcuna Pasta e Carniful si coprono di scintillante pattume anni ottanta e si buttano sul dancefloor multicolore dell'italo disco (ma non solo), alla faccia di mode electro e fidgetminchiate contemporanee. Fuori dal tempo e fuori dal mucchio, in missione suicida a riportare glitter e scintillii dorati di un epoca che ha fatto rabbrividire i più, con ironia e sprezzo del pericolo. E ci si bagna ascoltando cascate di funky e disco, synth e chitarrine, voci soul e plagiarismo discotecaro, a ricordare un'epoca da dimenticare con spirito goliardico e disincantato (basta dare un'occhiata ai titoli dei pezzi…). E un po' vengono a mente le prodezze del big beat, gente come Bentley Rhythm Ace o Avalanches, per i campionamenti e le vibrazioni ritmiche muoviculo, ma declinate a una leggerezza ipoglicemica. Alla terza prova affinano la tecnica i due guastatori friulani a capo della premiata ditta Riotmaker e si permettono pure una cover illustre, anche se francamente evitabile, di "Survivor" di Mike Francis. E ci ricordano di essere stati dei pionieri nella riscoperta di certe sonorità che ai tempi ci facevano accapponare la pelle, mentre ora ci scaldano il cuore di Amari ricordi.
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