Profondamente oscuri senza essere dark, morbidamente romantici senza stucchevoli cadute di stile, delicatamente cantautorali senza pretese didascaliche, dannatamente psichedelici senza artificiose acidità di fondo o prevedibili abrasioni sonore. Gli Underfloor, dopo una prolungata pausa di riflessione, sfuggono ai risucchi gravitazionali dell'oblio pubblicando il pregevole "Vertigine", secondo album della carriera dopo l'omonimo disco d'esordio. Un lavoro (registrato in analogico) che certifica, al contempo, acquisita maturità compositiva, ponderata citazione delle fonti e intelligenza collaborativa: dalla vecchia volpe Ernesto De Pascale, alla produzione artistica, e da fior fiore di musicisti - come Francesco Magnelli, Giulia Nuti, Anton & Petru Horvath - il giovane trio fiorentino ascolta e impara, disegnando "vertiginose" traiettorie liriche e melodiche, alienandosi completamente in un mutevole nirvana sonoro, nell'accecante blu cobalto di digressioni psichedeliche a 6 corde che avvicinano il The Edge di "Achtung Baby" alle intuizioni di Marlene Kuntz, Afterhours e Benvegnù (quest'ultimo potrebbe tranquillamente far sua la bellissima "Dall'esterno").
E' vero, alla voce Matteo Urro rimane a tratti incerto interprete di se stesso ma il risultato elettrico finale, finemente impreziosito da archi, flauto, piano e clavicembalo, alimenta una piacevole, quanto destabilizzante, sensazione di smarrimento cosmico. Musicalmente parlando, un appagante scampolo finale di 2008.
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La recensione Vertigine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-12-16 00:00:00
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