Oggi è il giorno giusto per scrivere di questo disco. Forse anche il momento storico-sociale adatto. Fuori il cielo è cupo, l'aria madida di pioggia, la società è scontenta, gli studenti insorgono, la sicurezza latita, esattamente come negli anni 70. Cioè, non che negli anni 80 e 90 sia andata meglio, ma le aderenze almeno in queste settimane sono più evidenti che mai.
Come a cercare un accompagnamento musicale a questi "strani giorni" arrivano al momento giusto i Calibro35. Spinti da una passione quasi archeologica, al limite della maniacalità, escono con il loro primo lavoro omonimo. Il funky, ovviamente la fa da padrone, il genere è veloce, movimentato, cinetico, eppure risulta quasi riscaldato da un certo jazz acido che si profonde sotterraneo e caustico, mentre irrompe quella punta di rock pesante, storico e popolare.
Con la voglia di cimentarsi a reinventare l'ideale underground sonoro per Milano - il primo inedito scritto dalla band, "Notte in Bovisa", è dedicato ad uno dei quartieri della città - riescono ad affidare le reazioni emotive ai fraseggi, musicali e psicoanalitici insieme, dell'altro inedito del disco "La Polizia s'incazza". Chiaro quindi che non si tratta semplicemente di un album di cover di colonne sonore di polizieschi anni 70. O meglio sarebbe riduttivo descriverlo come tale. Dentro ci trovi i derelitti di Scerbanenco, che assunto a padre del noir italiano finalmente smise di dar consigli alle casalinghe sotto pseudonimo su riviste femminili, ci trovi le accuse del cittadino sottomesso alle leggi di quel Mercato che si sta disintegrando, ci trovi i soprusi di una classe dirigente che insiste ad andar verso il baratro pur di grattare il fondo del nulla per arricchirsi un filo di più. Ci trovi lo sguardo di un amore sconsolato, fuori dal coro, che ti ricongiunge ad un'umanità meno aggressiva, sebbene non esultante.
Le dediche ai maestri, il forte radicamento ad una cultura finalmente esclusivamente italiana, il coraggio di mettersi in gioco nonostante l'altisonanza dei paragoni, divertimento, bravura. Ché i musicisti sono quelli che sono, parlarne sarebbe come fare una "telefonata" in sceneggiatura: ovvero parlare di cose scontate, che già si sanno. La cosa migliore che rimane da fare è ascoltarsi questo bel disco.
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