Una roba fuori di testa e fuori da ogni aspirazione di mercato. Lo dico senza problemi, che non è uno svantaggio: materiale vecchio. Eppure così maledettamente catchy. La gemma oscura da tirare fuori dalla borsa in uno dei vostri sfigati dj set di provincia. Il disco che non conosce nessuno, e che però fa la sua porca figura. Immaginate di mettere assieme la logora scena techno continentale, venata di drum 'n' bass e rave e sulla quale vi siete spaccati gambe e timpani un bel po' di anni fa, con un approccio più lento e paludato (senti "Muffin"), che guarda all'hip-hop. Il tutto arrangiato rigorosamente in un low-fi dal sapore assolutamente anacronistico, puntellato da drum machine allucinogene che costruiscono un'atmosfera piuttosto mefistofelica. Mood da fumoso club Nineties, per intenderci. Ne esce "Villain smile", una specie di folle patchanka – a tratti riuscita, scorrevole e divertente, a tratti spinosa come la tavola di un fachiro - sbucata dallo sghembo sodalizio fra Digital Genetic Pasta e Tranz Lasagne. Tredici (troppi!) esperimenti elettronici sorprendentemente differenti l'uno dall'altro, perché diverso e attento è il dosaggio dei vari ingredienti: flow reggae, passaggi dub, spruzzate funk, tirate techno, ritmiche house, d'n'b, indietronica, sapori nordici d'altri tempi, allucinogeni videogames e ninnoli sonori di quindici anni fa (minimo). Ma soprattutto: divertimento assoluto. Mutazioni audiogenetiche da festone (indie)avolato.
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