Leo Pari
LP 2006 - Cantautoriale, Sperimentale, Electro

LP
07/02/2007 Scritto da Pseudo

Quella di Leo Pari è una delle tante forme nelle quali l'hip-hop si va reincarnando - ammettendo si sia mai originariamente incarnato - da qualche anno. In particolare, quella del funkhip-hop cantautorale, che fa vomitare i puristi - ognuno è libero di vomitare dove più preferisce - ma che apre strade di tutto rispetto ad un genere spesso trottoloide, qui in Italia.

Al di là di questo, e ad onor del vero, il disco di Pari - pur partendo da un verseggiare fitto ed a tratti caustico, da una struttura attentissima al "ciclico" e dunque da elementi tipicamente rap - molto semplicemente, ed in maniera piuttosto riuscita, mette assieme anche altri generi: funky, pop, canzonetta italiota, provocazione burlesque, furbesca lascivia compositiva e molto altro.

Le tredici tracce che ne escono non incidono granché nel famigerato "Manuale di Innovazione Stilistica" e senza dubbio nessuno vuol fare di Pari il nuovo Burt Bacharach: ma lasciano la pregnante sensazione di un lavoro ben fatto. Od anche: che "fa quello che deve fare", come si dice in certe scienze dure. Nel senso che sotto ogni punto di vista il disco supera ampiamente la sufficienza. Anzi.

Le musiche sono impeccabili - e lo dico anche per aver assistito ad un concerto: insomma, la band di Leo Pari è perfetta e rodatissima. Melodie ed armonie sono frizzanti e - considerando il melange proposto, sempre suscettibile di inciampare su se stesso – piuttosto varie. Pezzi come "Io Ti Lascio", "Chi Ci Capisce è Bravo" o "Madre Acqua" sono dilatazioni – ed anche eclettiche distorsioni – intelligenti e programmaticamente disimpegnate di una forma-canzone che cerca di mischiarsi con quel che trova per strada e che più le occorre: l'hip-hop più leggero, appunto e prima di tutto. Ma anche molto altro.

I testi - paradossalmente - mi lasciano un po' più in dubbiosa sospensione: alcuni di buon impatto, altri piuttosto annacquati e forzosamente "contro". Altri ancora taglienti e divertentissimi ("La Canzone All'incontrario"), molti altri innocui e troppo sentiti.

Comunque, l'idea è passata. E piuttosto il problema non è nel prodotto, ma nella poetica.

Se c'è un punto debole per Pari è che di questo tipo di lavoro non si capisce chiaramente dove voglia andare a parare. Non se ne comprende l'orientamento. Che fa, Pari? Cerca il motivetto azzeccato (peraltro uno ne ha già beccato, visto che ha scritto "Vorrei Cantare Come Biagio" dell'amico capellone del Tuscolano Cristicchi) o effettivamente vuole farsi portatore di un nuovo cantautorato urbano "leggero" e furbetto ma a suo modo dignitosissimo e divertente o, ancora, farsi solo promotore di canzonette hip-pop pronto-uso per allegri e apparentemente impegnati giovanotti metropolitani - e come tale farsi dunque triste epigono di tanti, prima e contamporaneamente a lui?

Non lo capisci perché se un pezzo rimanda all'irriverenza graffiante di un Frankie Hi-NRG ("Le Cose Precedenti", bellissima, o "Impara") quello successivo ti pare appunto Cristicchi ("Chi Ci Capisce è Bravo"), e allora ti domandi dove stia andando Leo Pari e dove stia la differenza.

Un consiglio, dunque: essere ancora di più Leo Pari. E un po' meno i suoi amici romani.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.