Se avessi dodici anni, gli ormoni impazziti e come idoli musicali i Sonhora, probabilmente mi innamorerei di questo disco. Gli ingredienti per far presa ci sono tutti: chitarre distorte "che fanno rock", melodie che ti si appiccicano addosso senza nessuna pietà, look da superfighi (con tanto di occhiali griffati, gel sui capelli e giacche alla moda), un po' di elettronica per dare un certo sapore futuristico e arpeggi su accordi minori a conferire la giusta dose di pathos. Di sicuro un disco ben registrato, ma ciononostante dal punto di vista artistico rimane un lavoro inutile. I testi sono classici "da diabete", banali e monotematici; la voce è sicuramente gradevole, ma nello sforzo di essere espressiva finisce per risultare patetica e le melodie facilotte sono condite di suoni sintetizzati che, invece di fare da collante o alleggerire il tutto, impastano i pezzi di un'ulteriore patina fastidiosamente dolciastra, pesante e fuori luogo. Nient'altro che musica di plastica, che ad un orecchio esperto non può che suonare falsa e pretenziosa. Ciò che mi atterrisce è che siamo sicuramente di fronte ad un probabile nuovo fenomeno da classifica. Insomma, esattamente ciò di cui il panorama italiano non aveva per niente bisogno.
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