Un cd piacevole. Senza infamia e senza lode. Molto easy nei testi e nelle melodie. Sembra di essere di fronte ad un bignami del reggae: un disco che prende in prestito molti cliché del mondo in levare senza proporre nulla di nuovo. C'è un po' del caro Bob Marley e un pizzico di Giuliano Palma e il suo ska. I temi trattati sono i più classici del roots: la lotta alla società avida e arida (Il vero e il falso nel sistema si miscelano. Se sai distinguere diventi un uomo scomodo [...] Solo il potere è l'ambizione del politico), la critica alla guerra (Non esistono guerre nel nome di Dio. Mai lo avrebbe concesso. Esistono guerre firmate Business!) e l'amore, naturalmente (Dirti quanto vorrei sfiorare il tuo sorriso. Vivere questo sogno romantico no... Non svegliatemi ancora). Suoni puliti, coretti femminili accattivanti e ritmi regolari: questi i pregi di "Come to conquer", il migliore brano dell'album.
Dodici belle tracce, ma che non sconvolgono di certo per originalità.
---
La recensione Città di uomini di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-11-18 00:00:00
COMMENTI