Maurizio Belladonna Midnight house 2000 - Easy-listening

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Oltre alle bellezze immortalate in copertina, un elemento che emerge, che rimane impresso al termine dei reiterati ascolti di "Midnight House", è forse l'anima intimamente jazz da cui originano gli abbellimenti, gli inserimenti e le melodie che arricchiscono le basi house del dj perugino Maurizio Belladonna.

Già alcuni dei titoli elencati divengono programmatici di ciò che poi dal brano stesso ci si dovrà attendere: si prenda ad esempio la fascinosa "Meltin' guitar", che suona come se Pat Metheny si fosse messo a suonare su una base house e su cui interviene poi una voce soul, con risultati di tutto riguardo; le iniziali reminiscenze spagnoleggianti di "Matumbana", dalle cangianti ambientazioni (ci si sposta poi nettamente verso il Brasile), e "Moon Jumping", anch'essa impreziosita da un brillante fraseggio di chitarra e da inserti di sax che lambiscono chiaramente territori jazz & funk (vedi alla voce: "grasse linee di basso").

Consigli per l'uso? Pronti: "Midnight House" non sfigura certo in discoteca, anche se questo non è probabilmente - e per fortuna! - il suo unico originario intento; piuttosto, e nonostante alcune tracce di matrice eccessivamente house-danzereccia, i suoi tratti intimisti e la sue inflessioni jazzate, lo rendono fruibile anche per chi -come il sottoscritto - non frequenta i dancefloor: è strepitoso sia come sottofondo per accompagnare una nebbiosa serata invernale trascorsa in casa a farsi un'estenuante partita a Risiko, con la compagnia giusta e un fusto di birra, che come sottofondo al pub più "in" dove ritrovarsi a carburare prima di partire per far serata… e ancora in auto, anche se qualche amico rocker potrebbe lamentarsi lungo il tragitto che "Circles" diviene troppo house: non mancheranno delle particine di puro funk con cui potrete zittirlo rinfacciandogli la passata cotta per Jamiroquai!

In estrema sintesi, quindi, la chiave di volta del lavoro, sta forse tutta in questo accostamento: da un lato la base tecnologica, un groove moderno, un'atmosfera rarefatta, più house che chill out a dire il vero, su cui intervengono man mano orchestrazioni, effetti, piani Fender (come in "Shy lover"), tastiere varie ma anche fiati e chitarre jazz e parecchio funk sparso con dovizia.

Non ci pare poca cosa.

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La recensione Midnight house di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-11-20 00:00:00

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