Plausi e lodi alla bravura di questi musicisti. Al loro saper fondere, osare, ispirarsi, senza cadere nella trappola del manierismo referenziale. La locazione del genere rientra ovviamente nella grande famiglia del jazz, ma se anche sono forti i rimandi all'acidità e sperimentazione dei Weather Report, bisogna far attenzione a non schiacciare "Psycocandy" entro margini assillanti.
Il disco cammina lungo percorsi che, sì, partono dagli anni 70, ma movenze calde di spazzole su chitarre tra loro in equilibrato dialogo strizzano l'occhio a Pat Metheny ("To S." e "Ida E Vuelta"), come pure a David Gilmour e ai suoi Pink Floyd, con riferimenti che vanno dal mood chitarristico all'uso di intro psych-noisy (così che "Frantic Romantic" s'inchina e rende onore al merito di "Echoes" o di "Atom Earth Mother").
Non sarebbe finita qui con i rimandi, ma ovviamente è l'insieme di tutto questo che crea la bellezza di questo lavoro. Le chitarre elettriche, il suono del contrabbasso, la sezione ritmica determinata ma mai aggressiva disegnano uno scenario melodico che si muove con disinvoltura tra accenni di isteria e di pace ritrovata, catalizzando l'ascolto come una sorta di ipnosi consapevole.
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La recensione Psycocandy di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-11-25 00:00:00
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