Da dove cominciare? Dalle suggestioni fortissime del secondo cd o dalla forza evocatrice un po' vintage e un po' pop del primo? E' vero, i Julie's Haircut non hanno mai disdegnato nessun tipo di ispirazione e in questo loro, nuovo, quinto lavoro hanno condensato tutte le esperienze maturate in quindici anni di "attività".
Immagini, non solo evocazioni sonore. Passando da una scena d'azione in grana sfocata, dove un Martin Lindau affronta l'alieno di turno in "Spazio 1999" ("The shadow, our home"), allo sguardo assente e senza speranza del ragazzino biondo nelle prime scene di "Germania Anno Zero" ("Ceremony"). E ancora Catherine Spaak che cavalca Trintignant, ne La "Matriarca" ("The devil in Kate Moss"). Come poi non pensare ad un Caligari che percorre il suo sentiero espressionista strobizzato ascoltando "The dead will walk the earth"?
La musica è la padrona incontrastata, regina di ogni cerimonia segreta e personale, i silenzi amplificano la forza delle canzoni, le gonfia, le fa esplodere ed implodere, come il respiro coatto in un polmone d'acciaio sperso in un vastissimo prato verde e soleggiato.
Attenti i Julie's Haircut, artefici di un operazione viscerale e minuziosa, ricca di significati reconditi e lampanti, che possono iniziare in sordina, ripetendosi ossessivi in una circolarità vorticosa che cresce, quasi s'ammutolisce e poi riemerge ancora più infiammata, come in "Origins", pezzo centrale dell'intero lavoro, una sorta di chiave di volta di tutto il disco.
Gli ospiti poi aggiungono anche il loro personale contributo, amalgamandosi perfettamente tra le trame vischiose delle tracce, come Enrico Gabrielli che diluisce i suoi fiati nel funky noise molto seventies di "The mean affair" (senza dimenticare "Breakfast With The Lobster") o come Giancarlo Frigieri che canta e suona glockenspiel e wurlitzer, perché più ce n'è, meglio è. Ed è bello avere tanti amici musicisti.
Ricapitolando quindi, elenchiamo un po' le vibrazioni che emergono: space, rock, pop, funky, elettronica, kraut, alt-wave, ambient, sperimentazione, psichedelica, realtà, irrealtà, note, silenzi, forza, fragilità, intensità, delicatezza. Maturità. Bellezza.
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La recensione Our Secret Ceremony di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-03-02 00:00:00
COMMENTI (13)
A tratti un po' pesante, soprattutto nella psichedelia molto free del secondo disco. Però è capace anche di grandissime vette, e un brano come "Mean Affair" (non a caso c'è di mezzo Gabrielli) è una vera e propria bomba al napalm. Mi piacerebbe testarli dal vivo :)
paradossi della globalizzazione: qui (play.com/Music/CD/4-/882607…) costa 2,50 in meno e arriva dalla Gran Bretagna!
Grandi!!!
Dal vivo sono molto evocativi.
L'album (o meglio gli album vista la notevole differenza di stili fra le due parti) è veramente fatto bene!!!
Dire che è un bel album è dire poco.
Devo acquistarlo al più presto.
Per adesso è sopra la montagna più alta!:)
Grandissimi..
(Messaggio editato da oxygen il 02/03/2009 20:23:43)
venerdì scorso buscemi non aveva il vs cd. domani.[:
i brani sono veramente molto belli, complimenti!
Che sound "The Shadow, Our Home"
Belli questi brani..
Bravi.
"hidden channels of the mind" è un gran trip...si prospetta un album spettacolare
"The Devil in Kate Moss" è una figata