Con il precedente lavoro (l'Ep "Tramedannata" pubblicato lo scorso anno), i Pennelli di Veermer, realizzavano una sorta di chiusura della loro prima fase artistica: lo splendido suggello di quattro intensi anni densi di soddisfazioni e riconoscimenti. Esaurito l'eco dei consensi era quindi lecito attendere la band al varco per verificarne la capacità di dare nuova e rinnovata dimostrazione di quel talento speso tra testi visionari ed un sublime crocevia sonoro (fatto di folk, rock e psichedelia). Puntuali all'appuntamento, i PdV si presentano, ora, con un disco di dieci brani con il quale, non solo riescono a rinsaldare quanto fin qui fatto, ma anche a rimpinguare le proprie velleità con inedite espressioni liriche (impegno sociale) e sonore (inserti elettronici e melodici). Tra gli esempi più fulgidi "Tre cadaveri nel cassetto" (suggestivo trait d'union con il passato), "Nel giardino di Belzebù" (brani ipnotizzato dalla bellissima voce di Stefania Aprea), "Autogestione", e quei due inni anti-perbenismo che sono "Manifesto cm 70 x 100" e "Incuboinuncubo"…
Ma per l'appunto questi sono soltanto degli episodi, in realtà tutto il disco è assolutamente sublime denso di talento ed originalità: una raccolta di brani da antologia che merita di essere indicata come una delle prove più significativa del 2008.
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