É bravo Giuseppe Righini, meglio dirlo subito e togliersi il pensiero. "Spettri sospetti" è un lavoro maturo, intenso, significativo, è pop-cantautorale, che venera il santino di Vinicio senza trasformarlo in ossessione. Soprattutto nei primi pezzi emerge il Capossela a manovella, che viene però filtrato con personalità. Si parla di spettri, morti e atmosfere fantasmatiche, tratteggiate con tono disincantato: gli spettri sospetti non sono elementi altri o disturbanti, al contrario sono descritti come presenze naturali e pacificamente ineludibili. Partendo da questo assunto, Righini mette in mostra la propria capacità narrativa, bilanciandosi tra racconto vero e proprio e ritratto. Ci sono molti punti di contatto con i conterranei Lilli Burlero, rispetto ai quali il disco paga in freschezza ma vince in maturità compositiva e interpretativa. Tra i brani emergono "Ninna nanna per il mare in tempesta", "La strage di San Valentino" e "Il fantasma di Santa Clara", ma anche "Porti aeroporti stazioni", quasi una outtake dell'ultimo disco dei Virginiana Miller ed evidente riprova del talento pop di Righini.
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