I Lebowski sono dei cazzoni. Mi chiedo se si possa vivere, intendo economicamente sopravvivere, esprimendo in musica espedienti di vita quotidiana, aneddoti sessuali, narrazioni tragicomiche di ordinaria e consapevole demenzialità.
I Lebowski ai più ormai sono conosciuti, incastrandosi perfettamente da anni in quel filone demenziale-ma-non-stupido battezzato all'alba dei tempi da Elio e seguaci. Testi ironici, scritture irriverenti, forti dosi di non-sense lavorati in modo intelligente su ottime partiture sonore. Senza genere, senza categoria. Punk, pop, elettronica. Poligamia musicale.
La narrazione è il loro punto forte. Quattro sbandati che parlano della vita con studiata superficialità, proponendo le loro avventure su un suono di scuola Devo, con sfumature e contorni talvolta più pacati talvolta più ossessivi e martellanti e finalmente noise.
Quello che ne esce è un cocktail strano, a volte fastidioso, un cesto di droga che assaggi a piccole quantità. "The best love songs of the love for the songs and the best" non è una musica laureata, è chiaro. Falsetti, coretti, squarci sonori, fluida scrittura naif. Nomi strani, eroi improbabili, titoli stravaganti. Punti interrogativi.
Lebowski è miscela. Lebowski è uno sbronzo di cui ti domandi la genialità (dov'è la genialità?). "Lebowski è il suono che produceva l'uomo bionico quando si scopava la donna bionica". Ed è chiaro.
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La recensione The best love songs of the love for the songs and the best di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-01-14 00:00:00
COMMENTI (3)
incredibili! e avevo sti fenomeni a due passi da casa! church of fonz! grandi!
bella didier e il suo cesto di droga. attento! i nichilisti!
Lebowski è uno sbronzo e disturbava la festa che Jackie Treehorn stava dando in giardino.