Claudio Jacomucci Wonderlands 2008 - Strumentale

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Ho impiegato del tempo a metabolizzare le tracce contenute in questo supporto ottico, come d'altra parte, data la nomea del compositore, già avevo preventivato prima di riceverle. Conseguenza lampante: questa recensione giunge in redazione con un ritardo imbarazzante. Probabilmente salterà all'occhio meno prepotentemente la rispettosa cautela da me adotatta nell'avvicinamento all'opera.

Claudio Jacomucci è infatti coperto da quella sacra aura di chi presiede una cattedra in conservatorio dopo aver collaborato con Luciano Berio, uno le cui opere sono edite da Wergo insieme a quelle di Ligeti, uno che può permettersi di rifare "Road Runner" di John Zorn all'accordion considerandola opera di un proprio pari e senza perdere in chiarezza citazionista.

Chi ha presente cosa voglia dire passare da una polka ad una citazione di Rimskij-Korsakov in un montaggio casuale di pochi secondi ha idea.

Per parlare dignitosamente di quest'opera mi si aprono le solite due vie: quella analitica, fatta di rewind per distinguere tutti i centoventottesimi puntati immaginandomi le mani di Jacomucci sulla doppia tastiera a mantice. Il tutto per poi finire a chiedermi: Ma come fa con due sole mani? Oppure quella olistica, che parte dalla tracklist, ne evince un ordine dal moderatamente accessibile al quasi inaccessibile e si concentra sulla capacità dell'autore di creare poesia timbrica con uno strumento che sembra un'orchestra intera, capacità peraltro mostrata particolarmente nelle due composizioni autografe "Wonderlands" ed "Infernal circles".

Opto per una terza via, quella meno legata alla musica e più alla mia emotività, come spesso fanno quelli come me: recensori capaci più di inanellare parole che di comprendere appieno la Musica. Perchè è di Musica con la M maiuscola che si tratta qui, fin qui non ci piove, un tipo che spesso allontana i non iniziati anche solamente a causa della quantità di cultura che apporta. In effetti l'apporto culturale non significa sempre apporto emotivo, sia ciò dovuto all'effettivo disinteresse del compositore o alla scarsa capacità interpretativa dell'ascoltatore. Mentre noi altri si vuole sentir parlare d'ammore, no ?

Il bello sta qui: Jacomucci ha costruito un iter storico partendo dalla tonalità di uno Stravinskij all'apice della fama e (per fortuna) ancora lontano dal serialismo e di un Ravel dedito alla musica per bambini. Al termine, una composizione timbrica, come se l'autore volesse farci comprendere i punti salienti che la musica ha toccato durante il '900, alla faccia di chi con essa vuole ancora ballare e limonare.

Questo è Amore: Amore per la musica ed Amore che un musicista/maestro prova sia per il proprio pubblico che per il pubblico che ancora non ha. Scusate se paiono emozioni piccole, per me son molto più rispetto a quanto mi sia, nel tempo, abituato.

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La recensione Wonderlands di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-01-15 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • marcu 15 anni fa Rispondi

    bella storia!

  • deniseproject 15 anni fa Rispondi

    I pezzi sono davvero meravigliosi.