Esodo che fa rima con Afterhours, ma meno frontali. E con il cantante che una canzone sì una canzone no si ricorda di quando un tempo preferiva Piero Pelù all’Agnelli col naso all’insù (serviva per fare la rima). Sotto la comunque bella voce del Nardelli (il cantante su nominato) si fanno volentieri sentire chitarre inclini all’acidulo. In evidenza o sommesse, a ricamare o disgregare melodie, a seconda della necessità compositiva. Strumentazione completata da basso e batteria. Nel complesso onesti. E via andare, alla traccia 3. Dove Esodo fa un po’ rima con Verdena. “Nirvana!”- diranno loro. “Io dico quello che voglio!”- rispondo io. E così si arriva alla traccia 4 in cui si mischiano un po’ tutte le influenze già dette. E poi alla 5 dove ci si ricorda del primo rock che si è suonato insieme e non si va per il sottile infilando quel riff di chitarra che si teneva lì per quando si sarebbe andati in studio a registrare. E così va a chiudersi questo minicd degli Esodo. Sì non male, non fa urlare al miracolo, ma nemmeno bestemmiare dalla noia. Normale ecco. Posto che criteri di giudizio del genere esistano. Normale, insisto. “Perché questa è la storia di chi parla e non grida mai”, come cantano gli interessati nella track 4. Che altro dire? Boh. 5 canzoni registrate in presa diretta, per questa band pugliese che se non altro ha il merito di scegliersi gente in gamba che gli disegna le copertine. E la fortuna di mangiarsi di quelle pepate di cozze da far invidia al resto del mondo.
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La recensione s.t. di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-12-18 00:00:00
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