Francesca Morello, in arte R.Y.F., si mette a nudo con il suo secondo album, Shameful Tomboy, in uscita per l’etichetta Dio Drone il 18 ottobre 2019, in CD, digitale e musicassetta a tiratura limitata. Come suggerisce l’artwork del disco, è sulla sua pelle che sono impressi i dieci nuovi brani che ne fanno parte, da lei scritti e suonati nel corso degli ultimi due anni.
Veneta residente a Ravenna, R.Y.F. – se ve lo state domandando, l’acronimo sta per Restless Yellow Flowers e proviene da Il maestro e Margherita di Bulgakov – si guarda dentro e non rinuncia a prendere posizione su argomenti importanti, sempre più importanti. A seguire l’EP autoprodotto Some Years Ago But Now… del 2012 e il vero e proprio esordio da solista Love Songs For Freaks & Dead Souls del 2016, pubblicato da Brutture Moderne e dedicato a tutti i “diversi” là fuori, Shameful Tomboy è il suo lavoro più personale, registrato interamente in analogico con strumenti ed effetti vintage e improntato a un mix minimale, dal sound scuro eppure caldo, al contempo ruvido e melodico, di neofolk, sadcore, doom rock e punk blues. Riallacciandosi a un background che affonda le radici negli anni 90, da PJ Harvey ai Nirvana, dagli Smashing Pumpkins ai Tool.
R.Y.F. fa tutto da sola, dividendosi fra canto brutale/intimista e chitarre sia elettriche sia acustiche: “Di base uso una chitarra Gretsch Hollow Body e la mia vecchia acustica della Fender, la prima che io abbia mai posseduto”. L’unico contributo esterno è di Roberto Villa – responsabile delle registrazioni svoltesi appunto su nastro allo studio L’Amor Mio Non Muore di Forlì – che ha aggiunto il contrabbasso nello spettrale pezzo Raised To Kill, quasi in linea con Chelsea Wolfe: “We were raised to kill / All we have inside”. Siamo stati cresciuti per uccidere tutto ciò che abbiamo dentro… Raised To Kill si collega così all’essenziale pathos autobiografico della title-track, ultima canzone in scaletta ma prima a essere stata composta: “Shameful Tomboy parla del primo schiaffo che ho ricevuto dalla società, ad appena cinque anni. All’epoca frequentavo un asilo gestito da suore e una di loro mi accusò di essere ‘vergognosa’ perché, da appassionata del cartone animato He-Man and the Masters of the Universe, volevo giocare assieme ai miei compagni e compagne con la riproduzione del castello di Grayskull, che avevo ricevuto in regalo: un comportamento da ‘maschiaccio’, sufficiente a destabilizzare i ruoli di genere…”. Non a caso il testo recita: “You called me shameful tomboy / And I was only 5”.
Nel mirino ci sono i veleni dell’intolleranza, c’è il senso di colpa filo-cattolico indotto da regole ingannevoli. Altri episodi-chiave nel rappresentare le tematiche-manifesto del disco sono i singoli Queer Riot, piccolo manuale di stregoneria resistente (“We need to shout louder / Because they don’t understand”), e la presa di coscienza via drum machine tra Nine Inch Nails e Peaches di 1st Times (“Then I realize I was really really gay / Cause I can love the world whatever sex it may be”). Per continuare con la ribelle Lucifer – “No more patriarchy, no more slavery” – e l’imperioso crescendo elettrico con voci in angosciante moltiplicazione di Silence Makes Noise, dove il rumore assordante è quello dell’indifferenza. Il songwriting di R.Y.F. è incisivo e fieramente queer. “Mi sento super corazzata, ma anche piena di cicatrici. Essere queer è essere ciò che si è, senza condizionamenti sociali. Essere queer significa rompere i paletti che qualcuno ha deciso di imporre agli altri, significa ridare dignità a chi viene privato della parità di diritti e valorizzare il ‘femminile’ – nel senso più ampio del termine – che viene oltraggiato tutti i giorni tanto dagli uomini quanto dalle donne, dalla connotazione negativa attribuitagli dal patriarcato. A costo di dover alzare la voce”.
Oltre che per lo strumentale Valley Of Tears Invading My Mind, c’è poi spazio per l’elaborazione di paure e dolori con la ballata post-darkwave Always Late, oppure con l’intensa introspezione di Take My Soul e All Sweat & Love: “Mi sono sentita muta a lungo. Ma oggi le cose sono cambiate: la musica, per me, è un conforto e un’esigenza comunicativa”. È il momento di ascoltare Shameful Tomboy: la vita è breve e il futuro è queer!
Shameful Tomboy
R.Y.F.
Descrizione
Credits
R.Y.F. is Francesca Morello when she sings and plays.
All songs have been written between 2018 and 2019 by R.Y.F.
All songs are played by R.Y.F., Roberto Villa plays double bass on “Raised to Kill”.
All songs recorded on tape at the all analog recording studio L’amor Mio Non Muore by Roberto Villa in April 2019.
Mastering by Stefano Cappelli at Creative Mastering.
Photos by Trinity.
Photo editing by MG.
Graphic layout by madre disagio.
CD drawing by Tilda Joy.
For infos r.y.f.is.me@gmail.com
Thanks to Dio Drone and Nàresh, to my love Stefania and Bruno for the constant support, to my new and queer family.
LIFE IS SHORT AND QUEER IS THE FUTURE!
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