Sarà pubblicato il 7 ottobre, e distribuito da iCompany, “COLORS - Story of a girl who wanted to record an album”, primo lavoro autografo dell’eclettica cantante italo-canadese Sara Jane Ceccarelli, che ha già conquistato l’attenzione di pubblico e promoter con il singolo RESCUE YOURSELF, pubblicato il 27 giugno 2016 in esclusiva su Coomingsoon.it (comingsoon.it/musica/news/s…).
Sara Jane è già nota al pubblico come front woman della Med Free Orkestra e dell’Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti, e di recente backing-vocalist nel disco di Francesco De Gregori “Amore e Furto" dedicato a Bob Dylan.
“COLORS – Story of a girl who wanted to record an album” è un disco estremamente curato, un prodotto quasi inaspettato per il pubblico che nel tempo ha seguito il percorso dell’artista.
Dopo diversi anni in cui si è dedicata all’acustico, Sara Jane arriva con un album in cui l’anima folk-pop nordamericana si mescola all’elettronica British più moderna, in una sintesi di ricerca sonora che si concretizza nella collaborazione in studio e sul palco con Luigi Di Chiappari, suo braccio destro nell’intero lavoro, il fratello chitarrista e primo compagno di musica Paolo Ceccarelli, Andrea Guastadisegni, sound designer formatosi a Londra e Giulia Pallotta, punta di diamante tra le vj romane. Un live anticonvenzionale che trascinerà il pubblico in mondi sonori e visivi inaspettati. Dieci tracce che garantiscono un’esperienza sensoriale fuori dagli schemi, dove la sperimentazione e la commistione dei suoni la fa da padrona, non stonando mai, risultando sempre estremamente calibrata. Un disco come un viaggio, dove si cerca di scoprire le diverse sfaccettature della musica e ci si riesce con estrema raffinatezza.
Tracklist:
1- Nothing really ends before we die – 04.14
Introduzione all’album con un brano che rappresenta in modo determinante la natura di tutto il progetto, giocando su una forte commistione tra elettronica, rock e pop. I toni più scuri dell’elettronica e la melodia incalzante lasciano spazio ad un testo che ruota attorno al “primo mantra” del disco (una forma espressiva a cui l’artista ricorre spesso, quasi come filo conduttore tra i brani): “nothing really ends before we die, so I guess we've still got a little time” (c’è ancora tempo, per qualsiasi cosa che serva comunque a farci sentire vivi). Il testo è stato scritto a quattro mani con la pianista e compositrice danese Anne Geertsen.
2- Winter Lady – 04.50
Brano firmato da Leonard Cohen, si tratta di un tributo personale della cantante alle sue origini canadesi. Ospite alla voce in questo brano il cantante e amico Andrea Satta (Tetes de Bois) a cui la cantante ha chiesto di tradurre in italiano l’intero testo, che arriva dopo una prima esposizione in inglese; con un finale in cui le due voci e le due lingue si sovrappongono in una sinergia ormai collaudata da moltissime collaborazioni.
3 – The man who drew bodies in the water – 02.38
Il brano è dedicato al pittore romano Nicola Rotiroti, noto per i suoi dipinti “deformi”, in cui rappresenta corpi immersi nell’acqua. Una suggestione alla Tim Burton che ha ispirato la cantante a scrivere un pezzo dalla struttura quasi indefinita, burlesca, in cui descrive il buffo personaggio chiedendosi “perché un uomo dovrebbe dipingere corpi in acqua?”.
4 – Only me (And who doesn’t bother me) – 04.23
Il testo originale nasce totalmente in italiano, inciso quasi due anni prima dell’uscita del disco alla “Casa del Jazz”, in una versione diametralmente opposta da quella che è l’attuale: l’elettronica, il sax baritono dell’ospite Vincenzo Vicaro, un nuovo testo in inglese con qualche audace richiamo al primo in testo italiano (per non tradire nessuna delle sue prime composizioni) catapultano il brano in un’altra dimensione, molto più diretta. Only me è il pezzo di apertura dei live, accompagnato dai visual di Giulia Pallotta, che ben rappresentano l’isteria collettiva da cui scappare, circondandosi solo di cose che ci fanno stare bene. E come ogni brano, il richiamo finale “gioioso”: “come along and take your time, won’t you listen to my singing… take a breath don’t panic”.
5 –Tea in the Sahara – 03.35
Seconda e ultima cover del disco, il tributo a Sting è sembrato un atto quasi necessario alla cantante che negli anni si è lasciata ispirare dall’artista internazionale, eseguendo molti suoi brani con il fratello Paolo, nel loro duo di lunga data. Il brano scelto, dall’ultimo disco dei Police Synchronicity, è l’unico eseguito voce e chitarra, con un’elettronica che fa da cornice tra venti del deserto e noise di sottofondo.
6 – Rescue Yourself – 04.03
Primo singolo, uscito su comingsoon.it il 27 giugno 2016 con un videoclip per la regia di Simone Boccalatte. Il singolo vede la firma di Sara Jane e di Luigi Di Chiappari, “mente” creativa dell’intero album. E’ uno dei brani che meglio rappresenta la scelta “sonora” del gruppo, in cui elettronica e rock (rappresentato dalla presenza delle chitarre elettriche) si fondono in un brano in cui la voce si muove sopra un tempo in 7/4, e con un testo il cui ostinato vede ripetere una stessa frase a mò di mantra “rescue yourself is like walking on a endless wire, you can’t fall asleep on it”. Come gli altri brani dell’album, anche questo ha una natura particolare ed emotivamente ricercata, sia nella struttura che nell'andamento; il ritmo incalzante iniziale lascia spazio ad una “mistica” apertura del contrabbasso per poi tornare al ritmo originale e chiudere con un frenetico assolo di sax baritono.
7 - Colors - 04.23
Il brano che dà il titolo al disco è la prima composizione della cantante. Nato voce e pianoforte, Sara Jane lo ha voluto incidere esattamente così com’era stato concepito. Il brano vede alla tromba uno dei jazzisti più noti della scena italiana, Angelo Olivieri; nel live, come accade spesso, il brano prende una natura ancora più elettronica con l’uso di loop vocali e sovraincisioni. La dolcezza del testo e la vocalità angelica sono i due elementi caratterizzanti del pezzo.
8 – Tango para decirte adios – 03.35
Brano della cantante e autrice umbra Claudia Fofi, con cui Sara Jane si esibiva nel Le Core, finaliste al Musicultura nel 2009. Un tango anticonvenzionale, “sporcato” dagli elementi principali del disco, come elettronica, rock e pop; che mantiene però il sapore originale della tradizione musicale spagnola, dai contorni almodovariani.
9 – Be Human – 05.03
Altro testo scritto a 4 mani con la pianista danese Anne Geertsen. Nonostante non ci siano particolari movimenti della melodia, con un’ intro “recitato” da cui prende via il brano su un tappeto di tabla indiane suonate magistralmente da Daniele Di Pentima, le sonorità pacifiche e rilassanti creano un’atmosfera di una natura emotiva particolarmente ricercata. The I let myself (and yourself) be human: siamo umani, e dobbiamo concederci di essere sporchi, stanchi, e anche impulsivi… assecondare i nostri impulsi. Un brano in cui il chitarrista Paolo Ceccarelli abbandona l’elettrica per imbracciare un originale tres cubano: anche in questo caso il progetto ci presenta una commistione insolita ma fortemente efficace.
10 – Il buco nel cuore – 04.15
L’ultima traccia, avulsa dal resto del disco, come un’appendice singola (e al momento non inserita nel live) è un tributo della cantante al suo maestro storico Bruno De Franceschi, che ne ha composto la musica su una poesia del poeta milanese Porta. De Franceschi è colui che più di altri ha insistito che Sara Jane intraprendesse la carriera di cantante, costringendola (per gioco) ad affrontare completamente sola un monologo recitato e cantato dall’emblematico titolo “Sara Sarà”. Una incredibile anticipazione di un percorso importante e ancora fortemente in essere, che il maestro ha saputo vedere prima ancora di lei.
“COLORS - Story of a girl who wanted to record an album”
Sara Jane Ceccarelli
Descrizione
Credits
Sara Jane Ceccarelli - voce/mininova (synth)/percussioni
Luigi Di Chiappari - tastiere/synth/theremin/kaoss pad
Paolo Ceccarelli - chitarra elettrica/tres cubano
Andrea Guastadisegni - drum machines/synth
Giulia Pallotta - visual
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