cd & lp
Post-Krieg
Simona Gretchen
Descrizione
Credits
Registrato presso Lotostudio di Gianluca Lo Presti da Simona Darchini, Lorenzo Montanà, Paolo Mongardi e Silvia Valtieri, con la partecipazione di Nicola Manzan, Sabina Spazzoli e Paolo Raineri - produzione artistica di Lorenzo Montanà
Il conflitto ("Krieg") cui Simona Gretchen fa riferimento nel titolo dell’album è da associare, più che ad una guerra combattuta con le armi, ad una sorta di "guerra dei princìpi" artaudiana. Essere esteta o asceta, libero o schiavo, uomo o donna, conservare la memoria del proprio sé o (dis)perderla: tutto ciò caratterizza il conflitto interiore di chi cammina sul crinale che separa due abissi opposti.
Questo il dissidio che percorre tutto il disco.
La protagonista di questa narrazione non si sviluppa fino in fondo, ma si può ricomporre tramite una serie di immagini (le unità-base della memoria, particelle minimali di ogni ricordo, conscio o meno). Aspirante ermafrodita (nell’artwork di eeviac & Karamazov un pube – femminile – si orna delle piume – maschili – del pavone), resta suo malgrado impigliata in una condizione intrinsecamente borderline, e in una sorta di accecamento dei sensi e dei sentimenti, che porta con sé tanta catarsi quanta alienazione.
In "Post-Krieg" non si (ri)trovano le atmosfere ruvide ma un po’ naif e sognanti di "Gretchen pensa troppo forte" (Disco Dada Records, 2009), ma un impasto low frequency in cui basso distorto e piano elettrico si intrecciano in riff ora spezzati ora ipnotici, insieme alla batteria incalzante di Paolo Mongardi (Fuzz Orchestra/Zeus!/Fulkanelli), e a voci che, come in un coro, decretano la fine del cantautorato e annunciano l’inizio del "rito".
Ciò che interessa di più a Simona Gretchen è sicuramente recuperare una concezione e una fruizione rituale della musica, oltre ad una certa idea di concept, che ha cercato di rafforzare, sul piano formale, con la (mono)tonalità di Do minore.
"Post-Krieg" va dallo stoner/blues della title-track alla danza tribale di "Hydrophobia", dalla schizofrenia armonico-ritmica di "Pro(e)vocation" alla (pseudo)apocalisse di "Everted (part III)"* – un riferimento alle atmosfere dei primi Faust è irresistibile, soprattutto se di Gretchen si parla -, dal tono quasi rinascimentale di "Enoch" ed "Everted (part II)", per le quali Nicola Manzan ha arrangiato e suonato gli archi, al nichilismo post-core di "Everted (part I)".
I rimandi letterari principali, per lo più indiretti, sono, oltre al già citato Artaud, a Jung e Nietzsche, ma anche a Ellroy**, a Palahniuk*** e al saggio "Contro la teoria standard della comunicazione"**** del professor Nanni.
* la tromba è stata registrata da Paolo Raineri (Junkfood)
** "My dark places", James Ellroy
*** "Rant" ("Rabbia" per l’Italia), Chuck Palahniuk
**** da "Il silenzio di Ermes", Luciano Nanni – "Pro(e)vocation" contiene diretti riferimenti al saggio.
Concept grafico e artwork ::: eeviac e Karamazov ::: www.eeviac.com
Ufficio stampa ::: Sfera Cubica ::: press@sferacubica.it
COMMENTI (6)
Intenso. Complimenti Simona, davvero un gran bell'album.
E' davvero bellissimo...quello prima non mi era piaciuto per nulla. Daniele Verlaine
Conturbante e narcotico ma allo stesso tempo disturbante. Brava.
davvero ben fatto! Elettrica ipnotica irrequietezza..
molto bella Pro(e)vocation!
bellissimo..