E’ esplosivo come una rivoluzione il debutto dei Soviet Ladies, che si sono scelti questo nome (da cui deriva anche il nome degli studi di registrazione e quello dell’etichetta discografica che gestiscono da anni) pur avendo le proprie radici nei dintorni di Padova e arrivando un secolo dopo il vagone piombato di Lenin. Calzante tanto per il fil rouge estetico che richiama in continuazione la storia sovietica (come i titoli delle canzoni “Cyberia”, “Transitaliana” o “Kiev”), quanto perché è sì un’opera prima, ma con una gestazione lunga, maturata nel tempo, così come fu l’opposizione al regime zarista in Russia. Gastone “Belsen” Penzo, Matteo Marenduzzo e Luca Andretta cominciano a suonare come Soviet Ladies nel 2006. L’inizio è promettente, ma i tempi non sono maturi e i nostri si prendono un break fino al 2012. Poteva restare un’occasione mancata, invece la loro rivoluzione è stata solo rimandata, portando ora in dote un disco che oltre alla freschezza di un esordio aggiunge la maturità di chi sa quanto un gruppo si basi su equilibri sottili, a volte difficili da mantenere. “Disco Pistols” apre le danze ed è una scarica elettrica che esprime l’urgenza “ragionata” che attraversa tutti i dieci brani di questo disco. Dai pezzi più veloci (la ballabile “Tropicana” o la finale “Animal Balls”) a quelli più lenti (“Transitaliana”, che sfocia quasi in un postrock strumentale, e la sospesa “San Salvador”), il collante che tiene unito il tutto è l’autorevolezza con cui i Soviet Ladies riescono a muoversi in un territorio vasto e insidioso perché parecchio battuto, che oscilla tra new wave e postpunk. Ma qui ogni esempio viene destrutturato, ogni influenza demolita per essere ricostruita e rivisitata, l’atmosfera si fa inquieta e il suono si scalda e si riverbera, come accade quando ritroviamo la chitarra sognante dei Diiv, in un pezzo come “Graveyards” o ancor di più in “Technical Life”, possibile anthem radiofonica del disco. Gastone, Matteo e Luca parlano di contraddizioni, di mancate realizzazioni, delle città di provincia in cui sono cresciuti, di quel Veneto industrioso e paranoico, ricco e disperato, liberista e reazionario. E il disco dei Soviet Ladies sembra essere la colonna sonora perfetta per quei dormiveglia pomeridiani mentre fuori impazza la nebbia e tutto sembra ovattato e statico, ad eccezione della figura nello specchio di fronte a voi che si dimena con le cuffie nelle orecchie e vi somiglia un sacco. Quella con la maglietta di Unknown Pleasures. Perché a volte un giro di batteria quadratissimo può aprire un mondo (“Asexual DJ”), o un basso pulsante può rendere la vita migliore. Con quel plus per i mixaggi dato dal passaggio all’Outside Inside di Montebelluna, uno degli studi più intriganti del nordest dove negli ultimi anni sono usciti piccoli grandi capolavori noise/wave rock (dai Buzz Aldrin, ai Mojomatics, ai Movie Star Junkies) e il mastering finale oltreoceano a Santa Monica, California. Tutto il resto è pura energia, per un debutto atipico e potentissimo. Tutto il resto sono i Soviet Ladies, che ci avranno anche messo qualche anno per riprendersi e assestarsi, ma ora che la rivoluzione è partita si spera non si fermino più.
Soviet Ladies
Soviet Ladies
Descrizione
Credits
SOVIET LADIES
Gastone Mario “Belsen” Penzo: voce, synth
Matteo Marenduzzo: chitarre, cembali su “San Salvador”
Luca Andretta: basso, drum machine
Hanno suonato nel disco:
Gianluca Ziggiotto: batteria
Paolo Trolese: batteria su “Transitaliana”
Tutti i brani scritti dai Soviet Ladies
Prodotto da Matteo Marenduzzo e Soviet Ladies
Registrato al Soviet Studio di Cittadella (PD) da Matteo Marenduzzo
Mixato al Outside Inside Studio d i Montebelluna (TV) da Matt Bordin
Masterizzato al Veneto West di Santa Monica (CA, USA) da Ronan Chris Murphy
sovietladies.it
facebook.com/sovietladies
dischisovietstudio.it
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