APACHE
“Esiste un luogo che possiamo chiamare casa, quello dal quale proveniamo, da cui ci allontaniamo per perlustrare altri luoghi, al quale sempre torniamo alla fine di un viaggio. Probabilmente per ciascuno quel luogo esiste non in una, ma in più dimensioni che si intersecano, producendo significati propri, originali, originari.
A casa e ritorno (titolo preso in prestito da una raccolta di nove racconti di Chris Offutt pubblicata da Minimum Fax), il brano che chiude Apache, il mio nuovo lavoro, potrebbe essere un buon punto di partenza per seguire una delle linee narrative di questo disco sotto molti aspetti radicale. C’è un ritorno alle radici del blues, come atteggiamento, e c’è una radicalità delle intenzioni nell’esecuzione.
Il minimo indispensabile: chitarra elettrica, amplificatore, un banjo e un paio di delay analogici riverberati naturalmente dalla pietra ruvida di un’antica casa di campagna costituiscono l’ossatura di una rigorosa presa diretta durante una sola giornata, una domenica di aprile. Tre microfoni, uno per l’ampli e due per l’anima della pietra.
E poi, in continuità con il disco precedente, Stray Dogs, c’è un posizionamento radicale che percorre la sequenza dei nove brani, legati l’uno all’altro da un unico concept, una storia vissuta. Un propendere senza tentennamenti possibili da una parte, che è quella della libertà di muoversi e di restare, di migrare e di resistere, di appartenere e di fluire, di combattere o fuggire. C’è, nella ricerca di quel suono sporco, polveroso, una limpida dichiarazione di vicinanza ai nomadi della terra, siano essi popoli nativi d’America, o una famiglia di cani liberi che di quei popoli hanno preso il nome come riconoscimento della loro indomita istanza di libertà, della estrema resistenza a ogni forma di domesticazione. Per loro, come per i nativi americani, casa è un territorio aperto, i cui riferimenti non sono muri o recinti, ma sentieri, piste, strade.
Quella a cui fare ritorno è una casa mobile, impermanente, transitoria, ma pur sempre casa. Ѐ lì che Apache e i suoi trasformano il difetto in virtù.”
Stefano Meli
APACHE
stefano meli
Descrizione
Credits
Crediti
Musica: Stefano Meli.
Stefano Meli: chitarra elettrica, banjo.
Registrato mixato in presa diretta da Massimo Martines allo “Stone Licy Ranch”
Finalizzato: Michele Musarra at Phantasma Recording Studio di Catania
Artwork: Gaetano Mangano
Video di “Lakota”: sceneggiatura, riprese e regia di Gaetano Mangano e Marcello Bocchieri
Edizioni: Viceversa Records
COMMENTI