Questa intervista è cominciata due anni fa, dopo l’uscita di Canzoni contro la natura degli Zen Circus. Avevamo preso accordi per farla, poi però lui è sparito. Telefonate, messaggi sul cellulare, email: nessuna risposta, scomparso, eclissato. «Era un periodo di merda forte, ero andato in depressione. Sai le cagate dell’amore, per cui diventi completamente scemo?». Ora Appino mostra l’incisivo storto e se la ride. Ha 37 anni, il chiodo, i capelli lunghi, la collanina con un diavolo che tiene in mano una boccia, il logo di un amaro francese. Siamo nello studio de Labrutepoque in zona Piola a Milano. Alla fine della serata avremo fatto fuori 19 birre, tre canne, tre pacchetti di centos turche e tre pizze. Alla fine della serata avremo parlato di tutto lo scibile umano ma soprattutto: del suo secondo album da solista, Grande Raccordo Animale, del suo rapporto con le donne, i genitori, le droghe, della sua stitichezza, delle sue psoriasi e dei suoi lunghissimi quattro anni di astinenza dal sesso. Però, all’inizio di tutto, alla birra numero uno, Appino se ne esce fuori con questa frase: «Ragazzi, son già briao». E ride. E mostra il dente storto. Appino parla il pisano, o meglio: un misto di pisano e livornese. Perché a Livorno ci vive. Eppure pisani e i livornesi si odiano.
Aspira la centos, si appoggia al bancone. «Premio per la pace 2016, vero? Sai, quando mi son mollato dopo una relazione di 4 anni ho detto: vado a Milano a fare il gagarone, come si dice a Pisa, però poi, che ti devo dì, a Livorno ho 120 metri quadri, due bagni con Jacuzzi, due terrazzi di cui uno con la piscinetta di plastica e la vista mare. Del mare ne ho bisogno: scendo in ciabatte, mi tuffo e torno su…E poi sono un provincialotto, amo la provincia».
Però il disco l’hai registrato a New York.«Oh, io la pensavo come una mecca dei fighetti invece ho preso una botta incredibile. E lo sai perché? È proprio un cazzo di porto. Uno non ci pensa ma New York è una città di mare».
Questo, per chi ti conosce, è un album strano...«Lo so, l’ho fatto apposta. Infatti lo vuoi sapere qual è il mio pezzo preferito? La volpe e l’elefante... Perché a New York mi sono intrippato con tutta la scena afrorock e sta canzone è quella che mi ricorda quelle sonorità, la più libera dalle paranoie e dai condizionamenti musicali che ho avuto per 18 anni».
Sembra l’inizio di un nuovo percorso, come se ti stessi rendendo conto che sei diventato un uomo e non sei più un ragazzo.Allarga le braccia. «Ragazzi, tocca prima o poi»...