Dieci anni dopo, 2009 - 2019, i Bud Spencer Blues Explosion raccontano le 11 canzoni del loro primo album.
Dentro ci trovi: Elliot Smith, i Beatles, il Circolo Degli Artisti, Alex Britti, Roma, Adriano, Taranto, Cesare, il Primo Maggio, i Chemical Brothers, la rabbia, l’urgenza, la voglia e il fuoco. E il blues.
Adriano: Le chitarre slide nel finale le registrammo nella casa in via delle isole curzolane, in camera mia.Non esisteva giusto o sbagliato, la parola d’ordine era “fare”
Cesare: Ricordo perfettamente quando Adriano ha tirato fuori il riff in saletta. Era quella della foto interna del disco. Insieme a “Esci piano” la registrammo nello studio di un amico vicino stazione Termini. Furono i primi due pezzi prodotti del disco.
Cesare: Di questo più che altro mi ricordo il video in un negozio di skate e accessori che c’era nel quartiere Monti. Fu il primo fatto da Dandaddy, con il quale poi abbiamo condiviso sia altri video che una grande amicizia. Per questo video ci aiutarono tanto anche altri nostri amici di Sporco Impossibile, poi diventati Bomba Dischi.
Cesare: Pensavamo al suono di un synth con un arpeggiatore. Adriano tirò fuori questa genialità dalla chitarra. Io gli andavo semplicemente dietro. Questo pezzo poi ci ha dato tanto. A volte pensiamo: “chissà cosa sarebbe successo se avessimo cantato un altro testo”.
Cesare: Coda strumentale fatta live in studio con dei campionatori da Eugenio Fatta. Che poi è colui che ha registrato e mixato il disco.
Adriano: In quel periodo il mio chitarrista preferito era Elliott Smith. Questo brano fu registrato una notte allo Start Studio di via Emilio faa Di Bruno, era un luogo bizzarro, a suo modo creativo. L’approccio Lo/fi risente dell’ascolto di band come Sebadoh. Non badammo molto alla coerenza tra una canzone e l’altra del disco, aprimmo la scatola degli appunti e registrammo per il puro piacere di farlo.
Cesare: “Facciamo una canzone alla Beatles?”
Adriano: Elliott Smith
Cesare: Ua sera eravamo a cena a casa e ci siamo detti: “Andiamo in studio a registrare un pezzo?” Ci avevano lasciato le chiavi di dove stavamo registrando il resto del disco. Ci avremmo messo 7/8 ore. L’abbiamo scritto e registrato quella notte. Mi ricordo la tangenziale all’alba con la canzone a palla nella Twingo di Adriano. Qualche mese dopo è morto Mike Bongiorno. Speriamo di non aver portato sfiga!
Adriano: In America hanno John Lee Hooker e Stevie Ray? A Roma abbiamo Ciotti e Britti, la cosa piu naturale per noi fu registrare una cover di un bluesman Romano.. Ascoltai questa canzone in un ep tratto dalla colonna sonora di un Film, ne rimasi immediatamente attratto.
Adriano: sappiamo scrivere un brano pop?
Cesare: Questo era un pezzo che già c’era nell’EP autoprodotto, ma era completamente diverso. In questa versione c’è anche la voce di Valentina Lupi, amica e artista con la quale collaboravamo all’epoca.
Dieci anni fa usciva il primo disco dei Bud Spencer Blues Explosion. Titolo del disco: Bud Spencer Blues Explosion. Da quel primo album colano chitarre, pedalini, corde, legno che sbatte sul ferro che sbatte sul legno. Alex Britti, Elliott Smith, Beatles, di nuovo Elliott Smith. Stacco - dieci anni dopo. Il mondo va da un'altra parte e corre e i BSBE continuano a fare la stessa cosa, prendendosi a chitarre in faccia sul palco. Il mondo va da un'altra parte e loro no. Che poi dove, e il mondo chi? Questo disco oggi è una bellissima resistenza e una questione di posizione, una lezione di stile e tecnica, l'elogio del mezzo e mai del fine. Soprattutto, la storia di come cercare di fare quello che ti piace, se lo impari bene, da qualche parte va a finire. Dove? Qui, dopo dieci anni, e poi chissà.
Cesare: Tornare a suonare in due, dopo aver girato in quattro per un po’, non è facile. Ma è bello, ti relazioni ai brani in maniera diversa. Più lucida.
Adriano: Quando siamo in sala e torniamo a provare è sempre un’avventura, non ci mettiamo mai a tavolino con un’idea preparata, ci sentiremmo dei disgraziati. Le idee poi vengono se devono venire. Alla fine una passeggiata, un film, un viaggio o le relazioni, sono tutte cose che vanno a finire in una scatola, da lì dentro può nascere un live, una copertina o chessò. Che sia il titolo di un disco, un riff o un live, alla fine si tratta di capitalizzare le idee.
Come si fa a mettere ordine nella scatola?
Adriano: L’ordine è relativo. A volte quello che vedi ha già una sua forma. La nostra azione non è quella di costruire qualcosa che possa avere una bella forma di per sé, ma accettare l'azione creativa e scoprirsi fluidi. Quando registri una jam lo fai in un mese, poi ti lasci influenzare da altro. Allenarsi a cambiare idea è importante.
Dal disco a oggi passano dieci anni. Ora lo suonate di nuovo. Quanto e come è cambiato il modo di vedervi dentro quelle canzoni?
Cesare: Quel disco in particolare era frutto di un’urgenza, della voglia di uscire con qualcosa. Eravamo reduci da esperienze con altri gruppi che di base erano andate male, ed avevamo trovato un’etichetta di Roma. Non avevamo nemmeno un’identità di band, c’era un pezzo alla Beatles e uno alla Britti, le cover e tutto il resto. È strano risentirlo, in realtà lo sto risentendo adesso per la prima volta da allora.
Adriano: Abbiamo iniziato a suonare senza il concetto del giusto o dello sbagliato. Succedeva che ci incontravamo in sala e ci divertivamo. L’unica cosa che cambia oggi è che abbiamo la consapevolezza che quello che facciamo non piace solo a noi. Poi si cresce, ci si evolve. Una cosa di cui sono molto orgoglioso è che siamo persone estremamente curiose, e questo lavoro non lo puoi fare se non sei curioso.
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