"Suoni e parole che danno voce al fango e alla luce che siamo, che evocano speranze e disincanti, sirene bifide e stagni fatati, appuntamenti col destino e foreste oscure che sembrano animarsi, luoghi dell'altrove dove si festeggia il "Giorno dello Spaventapasseri" e spazi-tempo dove l'assenza si fa solida presenza e la presenza sospensione costante. Un immersione breve e intensissima, nei luoghi del sogno e della visione, la dove il sogno sconfina nel delirio poetico di una mente guerriera per coraggio o terrore: una mente che oltrepassa le linee rigide di ogni ragione alla ricerca, dolce e disperata, di una nuova fede nel favoloso, nel fiabesco, nell'archetipico fatto materia ideale e sonora. Tra suoni generati da oggetti d'ogni genere - da coriandoli di ceramica a bacchette di legno, da pugni sui mobili a forchette su una grattugia, da carillon programmabili a coperchi, mestoli e taglieri, - uniti alla presenza costante ed espansa di innumerevoli strumenti: dal theremin al bouzouki greco, da archi e fiati a synth ed elettronica di ogni genere, da un pianoforte a un contrabbasso, dal tepore remoto di percussioni d'ogni tipo a steppe nevose di chitarre elettriche - compiono il loro cammino fugace e possente personaggi inquieti e inquetanti, commoventi e ironici, enigmatici e affascinanti che si pongono, forse, strazianti domande tese, alla fine, a rimandare l'interrogante sempre e solo a se stesso... Una piccola tribù che scorre, per la durata del disco, come un fluido compatto in una vena di materia epica e fiabesca. Volti abbagliati, corpi abbaglianti, riconducibili forse ad un tremulo "noi"... Noi, umanità splendida e derelitta e tremenda, noi che forse siamo il gran finale della specie, noi che abbiamo, forse più che in tutti i secoli che ci hanno preceduto, la percezione costante del dubbio supremo, la cognizione assoluta della pena di esistere..."
Valentina Cidda
COMMENTI (1)
Disco molto molto molto bello!