TITOR È APPRODATO. TITOR È L'ULTIMO.
QUESTO DISCO È “L'ULTIMO”. OGNI CONCERTO SARÀ L'ULTIMO.
OGNI AZIONE, DICHIARAZIONE E PROGETTO LEGATO AD ESSO
SARA' L'ULTIMO.
A quattro anni da “Rock is Back” TITOR torna al presente per raccontare in maniera definitiva la propria esperienza, i propri sentimenti e le proprie storie. Per farlo attinge ad un continuum temporale in cui il recente arco di vita della band si lega a un passato di vicende umane, culturali, storiche, sociali e ovviamente musicali, che risale a quando i suoi membri muovevano i primi timorosi passi nel mondo artistico italiano.
TITOR sopravvive al trascorrere inesorabile del tempo per riapprodare all'oggi.
Tutto ciò è, ancora una volta, per TITOR e per chi è con TITOR, un atto di coraggio, di scelta, un atto estremo di fede verso il mondo e verso se stessi, oltre la speranza.
“L'ultimo” tra gli ultimi, senza la promessa di diventare un giorno il primo.
Perché l'unica certezza è nell'istante presente.
«ANCHE QUESTO È L'ANNO MIGLIORE!»
TITOR registra "L'ultimo" nella primavera del 2015. L'intenzione è di investigare, attraverso la narrazione di storie personali, il senso di smarrimento e di inquietudine dell'umanità attuale.
Il cantante Sabino Pace, che dalla fine del 2013 si è trasferito definitivamente in Francia, da Parigi scrive ed invia alla band i suoi testi. Le nuove liriche riprendono alcuni temi già affrontati in “Rock is Back” ma ne intensificano i risvolti genuinamente più crudi ed esistenziali, e il linguaggio rock si fa più consapevole, fluido, articolato, pur ricercando una forma espressiva viscerale.
L'album vede la presenza di ospiti appartenenti alla scena underground torinese, fortemente voluti dalla band, su diversi brani, in nome di una reale stima umana ed artistica.
La registrazione del nuovo album avviene presso gli studi 211dB dello sPAZIO211 di Torino ad opera di Dario Colombo che cura anche la produzione artistica, coadiuvato da Gianni Condina in fase di mixaggio.
L'artwork è stato curato dalla fotografa e creativa parigina Sarah Bouillaud.
Il disco è nuovamente in uscita per l'etichetta INRI con il supporto dell'agenzia Metatron per il giorno 01/04/2016, distribuito da Artist First.
“L'ULTIMO” - TRACCIA PER TRACCIA
AL.D.LA è il manifesto: l'album apre raccontando il superamento di sé stessi, consapevoli delle proprie fragilità. All'inizio di ogni nuova avventura, forti dal sapere che “ogni anno” è probabilmente “quello migliore”, siamo sempre piccoli rispetto all'enormità del "problema". Da giovani, cosi come da adulti è difficile trovare una collocazione, sapere dare il giusto valore ed importanza alle cose.
Je m'accuse! è il passaggio successivo, il rovesciamento dell'atto d'accusa di Emìle Zolà. TITOR dichiara che: “questo è il verdetto. Io non sono nessuno. Io mi accuso!". La canzone è una sorta di"autodafé", di auto-espiazione dei peccati partendo da una critica radicale alla società ed in particolare alla Società Dello Spettacolo, della cultura e dell'arte.
Novecentonovantanove è una preghiera verso chi sappiamo non essere più misericordioso verso di noi. Letterariamente è anche un audace raccolta di citazioni della musica “nazionale” italiana, rimesse in discussione e rovesciate di significato. Ed intanto “moriamo dolcemente” (mentre gli “angeli cadono in picchiata”...) forti del nostro orgoglio, in attesa che “uno su mille” ce la faccia….
Mayday usa un linguaggio sarcastico per raccontare i talvolta grotteschi ambienti culturali, artistici e musicali, della nostra attualità così come determinati ambienti “alternativi”, con tutto il loro cinismo di sfondo e autoreferenziali contraddizioni. TITOR preferisce intraprendere il cammino autonomo e ferocemente solitario (sebbene forte delle proprie imperturbabili nicchie d'appartenenza) dell' “uomo morto”, felicemente agnostico, crudelmente vivo.
Gloriadue cita un brano della vecchia hardcore band torinese dei Distruzione (da qui il “due” del titolo) in cui militavano due membri di TITOR. La canzone parla della “quiete rumorosa” di chi non si dà mai per vinto, nel mezzo della “tempestosa pace”. Di chi conosce bene il silenzio e la solitudine, ma intende tracciare il proprio cammino in mezzo a quello dello svolgere del tempo, della società e della storia stessa.
La fine del giorno suggerisce un'altra prospettiva, con un'attenzione all'inesorabile movimento di rotazione della terra, del giorno/notte. Una dichiarazione d'amore alla "fine del giorno" appunto, all'indefinitezza dei grigi notturni rispetto al bianco/nero del giorno, così come al disordine dell'esistenza rispetto all'ordine della improduttiva non/esistenza.
Ed è proprio dalla notte che prende il via una sorta di "percorso al contrario" sino al mattino, quello chiamato l'alba da"gli altri". Ed in questo percorso puoi finalmente scavare nelle tue ferite, oltre l'epidermide, puoi scorgere "La tua verità", "le tue origini", "la tua esistenza". E TITOR suona quasi sempre di sera, di notte. Questa può essere la tua notte, quella che cambierà i tuoi giorni.
Forse oggi è una sorta di viaggio visionario, un sogno claustrofobico. Una serie di immagini: un ribelle/terrorista/utopista in lotta contro la società, consapevole della sua fine, il cui solo obiettivo, forse, è quello un giorno di poter "osservare tutti dall'alto" rispetto a una vita vissuta "dal basso", fatta di esami, lavoro, frustrazione, disonore, sofferenza. Il ragionier Ugo Fantozzi che finalmente imbraccia un fucile e dice no al sistema. O il mitico Michael Duglas in "Un giorno di Ordinaria Follia"...
Gli anni della voglia di morire è una canzone fatta di autocitazioni e racconti "dei nostri anni '90”. Perchè noi eravamo, e siamo, punx. La sensazione è di essere dei "sopravvissuti" ai quei nostri "vent'anni suicidi" ed una maniera tutta nostra di vivere "on the road". Cosa è veramente restato di "quegli anni"? Con quelle esperienze abbiamo imparato molto, nei nostri viaggi musicali avevamo spesso “freddo”, eravamo spesso “soli”, forse sprovveduti, forse ingenui, ma forti della "voglia di non vincere facile". Raggiunta la consapevolezza di tutto ciò possiamo essere liberi di dimenticare tutto.
In Come-copie-di-copie diventa infine dunque necessario provare ad essere “L'ultimo”, laddove tutto si ripete, in maniera ciclicamente ossessiva: tra Copie, Corpi, Esseri Umani, Corsi e Ricorsi… La canzone prova a proporre una forma di "libertà" e ancora una volta di "fede", di autocoscienza, di viaggio, di "andare oltre" se stessi, anche se dolorosamente potrà significare "stapparsi" da sè stessi e "volare Via"...
In ogni caso, ancora una volta, tutto questo è solo rock’n’roll, o come ci piace affermare, “Grande Rock”. Fatene buon uso.
L'Ultimo
Titor
Descrizione
Credits
TITOR è
Sabino Pace: Voce
Sandro Serra: Chitarra elettrica e cori
Francesco Vittori: Basso elettrico e cori
Giuseppe Azzariti: Batteria
“L'ULTIMO”
(INRI - ITV034/ CD 2016)
Credits
Testi e musica di TITOR (Serra, Vittori, Pace, Azzariti)
tranne "Je m'accuse!", musiche Titor e Marco Salentini "Cibo"
Registrato nella Primavera 2015 presso lo studio: 211 db (Torino).
Registrazione e editing: Dario Colombo
Produzione artistica: Dario Colombo
Mixato da: Gianni Condina
Masterizzato da: Mika Jussila @ Finnvox studios (Helsinki)
Artwork, graphics and band photography: Sarah Bouillaud
Web and social media design: Nicolò Berta
Special guest:
Serena "Krusty" Manueddu (voce e cori in “AL.D.LA” e “Come-copie-di-copie” )
Lou-C Mastrorosa (cori in “Novecentonovantanove”)
Giorgia from Kilauea (voce e cori in “Mayday”)
Rocco Brancucci from I FASTI (voce in “Come-copie-di-copie”)
Cibo - Ale, Fede, Fede, Marco, Matteo (cori in “Je m'accuse!”)
Luca Catapano (lead guitar in “La fine del giorno”)
Arrangiamento archi in “Novecentonovantanove”:
Francesco Vittori con la gentile consulenza di Fabio Gurian
Special thanx to Paolo Pavanello, Davide Pavanello, Pietro Camonchia, Cristiana Gizzarelli e tutto lo staff di INRI
e alla Titor band crew, Luca Moccia, Fabrizio Broda, Gianni "Il Vanni" Aronica, Maurio, Enrico "Frankie" Francone, Nico Martini, Sergio Loreni, Amedeo "Ame Ray" Berta, Lele Giraudo, Escape from Today, Marco Basiletti e tutto lo staff di Spazio211 live club (Torino)
e ai Saggi Luca Pisu, Franco Crepaldi, Daniele Cogo, Sergio Bertani, Laura Brunello, Fabrizio Barale, Fabrizio Prest, Nico Berta, Mario Martini.
Label: INRI
Distribuzione: ARTIST FIRST
Edizioni: Metatron srl / Edizioni Musicali Curci
Ufficio Stampa: Astarte
WEBSITE
www.titor.it
info@titor.it
LABEL
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UFFICIO STAMPA: ASTARTE
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BOOKING:
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(Ben: +39 3492151656)
SOCIAL
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VIDEOCLIP
Tratti da “Rock Is Back”
"Dal 2036" (prodotto da "Deus ExMachina")
"Titor is Dead” feat. Senso d'oppio (regia di Fabrizio Prest)
"Motocross” cover di Ivan Graziani (regia di Amedeo Berta)
Tratti da “L'ultimo”
"Je m'accuse!" (regia di Amedeo Berta)
GRAPHICS
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facebook: Sarah Bouillaud photography
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