Fiorita

Fiorita

Uaragniaun

2001 - Folk, Acustico, Ritmi

Descrizione

Uaragniaun
Luigi Bolognese: chitarra, mandoloncello, bouzouki, voce
Maria Moramarco: canto
Silvio Teot: tammorra, darbouka, bendir, djembè, altre percussioni, flauto traverso, voce

Guests
Daniele Sepe, sassofono – Ambrogio Sparagna, organetto – Nico Berardi, charango, flauto, zampogna, quena – Giovanni Loiudice, violoncello – Rocco De Rosa, tastiere – Alfredo Cornacchia, tastiere – Coro Polifonico S. Mercadante – Pino Colonna, flauto, sax soprano – Filippo Giordano, violino – Giuseppe Trabace, flauto traverso – Davide Torrente, tammorra – Eufemia Mascolo, contrabbasso – Pasquale Laino , ciaramella – Piero Ricci, ottavino – Martin Kongo, voce – Romano Maletik, tromba – Sandro Pippa, duf – Michele Moramarco, voce – Nello Giudice, basso.
Recensione di Roberto Traetta

Per i nostri Uaragniaun, il Duemila è l’anno in cui ricorre il decimo anniversario di attività discografica. In effetti è trascorso un decennio tondo tondo da “Canzoni dell’Alta Murgia”, il vinile di intenso contenuto popolare che all’epoca segnava l’esordio discografico di Maria Moramarco, Silvio Teot e Luigi Bolognese. E quale miglior modo per rivedere la propria carriera se non quello di raccogliere in un unico contenitore digitale il cosiddetto “meglio” della vecchia ma sempre attuale produzione? Detto fatto! Ecco allora l’antologia “Fiorita”, la raccolta delle perle musicali che hanno sancito l’affermazione del gruppo tra i cultori di folk, incrementandone negli anni il tasso di gradimento, qui come all’estero. Tra i brani del prodotto esclusivo, forgiato da una più matura e consapevole meditazione su un tratto di storia comune, risponderanno all’appello la sempreverde “Cummà Marie”, ospite fissa e gradita delle scalette musicali eseguite nei tour estivi, un pezzo che ormai appartiene all’archeologia musicale dell’altamurano medio; oppure “Quanne Sand’anne”, la ninnananna di sapore etnico; “21 Fiorile 1799”, pezzo guida del recentissimo “Skuarrajazz”. E ancora “Iniziazione” e “Ampiezze”, tratte dal suggestivo quanto non compreso “Octofolium” e quant’altro evidenzi l’abilità tecnica e la statura musicale di una formazione supportata, nelle finalità artistiche, da eccentriche special guest: Daniele Sepe, Piero Ricci, Ambrogio Sparagna e Rocco De Rosa. Il brano “Cenere” invece, oltre che unico pezzo inedito del florilegio etnico, è la coraggiosa traccia sonora che ha posto i musicisti dinanzi alla possibilità di sondare territori stilistici che non fossero quelli del tradizionale filone murgiano accanto al tastierista Rocco De Rosa. Ma il 2000 non segna solo dieci anni di attività discografica di questo gruppo altamurano che si muove all’interno della riproposizione delle canzoni popolari da più di 18 anni. Il 2000 è stato anche l’anno più intenso su vari livelli. A gennaio usciva il disco “Skuarrajazz”, che l’editore torinese Felmay ha già ristampato per far fronte alle richieste del mercato internazionale (in Germania è vendutissimo). Da maggio scorso, fino a ottobre, una raffica di concerti in Italia e una capatina in Croazia. Nel corso dell’anno il loro brano “Quanne Sand’Anne” è entrato in ben tre compilations. La prima di produzione inglese (“The rough guide to the music of Italy”, World Music Network); la seconda in Francia (“Geo World”, BMG France); la terza è uscita proprio in questo mese allegata alla rivista musicale World Music (“Ninnanni”, EDT edizioni). E un loro pezzo sarà presente anche nel CD di prossima uscita (“1799-1999 Giacobini & Sanfedisti”) a cura del nostro giornale. I loro brani sono stati spesso trasmessi dalle radio americane, australiane e tedesche. E proprio dalla Germania è arrivata la notizia più ghiotta: The German Music Critics Award ha infatti conferito al loro ultimo disco il “Preis der deutschen Schallplattenkritic”, il premio della critica. Ci riferisce Wilfried Goebel: “È un premio a cura delle case discografiche e dei giornalisti musicali tedeschi che, ogni tre mesi, individuano i migliori dischi prodotti nel mondo conferendo loro il premio per i vari generi musicali”. Il disco dei Uaragniaun è stato premiato accanto a quelli di Carlos Nunez, Renaud Garcia-Fons, Jean-Louis Matinier e Virginia Rodrigues nella sezione “Folklore und Weltmusik” (Folklore e World Music). Gli unici dischi italiani premiati quest’anno sono quello del gruppo di Altamura e “In cerca di cibo”, il bel disco di Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia. Per la cronaca la sezione jazz ha premiato Jimmy Johnson (“Evry Road Ends Somewhere”, Ruf records) e B. B. King (“Let the Good Times Roll”, MCA). I vincitori del premio possono disporre anche di un logo ufficiale del Premio della Critica. Un bollino speciale da inserire sui dischi.

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