“Una carta del mondo che non contiene il Paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo,
perché non contempla il solo Paese al quale l’Umanità approda di continuo.
E quando vi getta l’ancora, la vedetta scorge un Paese migliore e l’Umanità di nuovo fa vela” (Oscar Wilde)
Esce il 15 maggio per La Vigna Dischi il terzo disco di VeiveCura “Goodmorning Utopia”, album che chiude la trilogia esistenziale del progetto musicale di Davide Iacono, cominciata nel 2010 con “Sic Volvere Parcas” (album totalmente strumentale dalle atmosfere cupe e viscerali) e proseguita nel 2012 con “Tutto è vanità” (disco caratterizzato da dimensioni sonore più leggere e distensive e dalla comparsa del cantato in italiano). Il titolo di questa terza opera suggerisce le tinte dell’album: un lavoro nato dall’umiltà di un piccolo lembo di terra sicula che però aspira ad ambizioni dal sapore internazionale.
“Goodmorning Utopia” è un percorso dentro cuore e psiche dell’artista, elementi tanto colmi di passione quanto di insoddisfazione. Con esso si rivela l’archetipo dell’uomo che tenta di toccare il cielo pur avendo entrambe le braccia incatenate a terra. La bellezza c’è, ci circonda più o meno sensibilmente, ma appena tentiamo di afferrarla essa sfuma fuori dai nostri pugni chiusi.
“Goodmorning Utopia” racchiude un messaggio universale che vuol lasciare comunque un’aura di speranza. Perché nonostante ci accorgiamo che i nostri sogni diventano di giorno in giorno sempre più difficili da raggiungere, troviamo dentro noi stessi la forza per andare avanti e inventarci un nuovo modo per provare a toccare quel cielo tanto bramato. L’album segue tutto un percorso sull’Utopia che parte dalle rovine, dalla caduta, sintetizzata dal brano “Persepolis”, e arriva a “Goodnight Utopia” ovvero l’ennesimo tentativo di mettere a letto i nostri fallimenti, le nostre paure, in nome di una nuova lotta esistenziale colma di speranza. In mezzo si trovano i vari passaggi che dal buio ci portano alla luce: la rassegnazione, la presa di coscienza, la nobilitazione del passato, l’attesa, il risveglio. “Goodmorning Utopia” è quindi un viaggio fra sogni e speranze, montagne russe di modelli e ideali irraggiungibili, infranti e ripresi. Città tagliate dai fiumi, cieli e mari (Ad Astra, Young River), ma anche sogni spezzati dopo le speranze iniziali (Baggio, il pallone d’oro nel ’94 poi il rigore sbagliato nella finale dei mondiali USA contro il Brasile), gli occhi di una ragazza che nascondono foreste (Nei tuoi occhi legno), spazi e profondità immense (Atlantica), scontri/incontri (Oxymoron), sguardi come vulcani inabissati (Marsili): “siamo scossi e bruciamo, poi gli ultimi sbuffi e ci spegniamo”.
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