Descrizione

Vera Di Lecce - Altar Of Love
Dal 21 ottobre in digitale (Niafunken / Manimal Vinyl) e da
novembre 2022 in vinile

Un altare d'amore intorno al quale danzare, cantare, suonare, pregare, per ritrovarsi e
rinascere. Prendere per mano i propri demoni e trasformarli in nuova energia grazie ad
una danza collettiva. Questo è "Altar of Love".
Il disco si compone di 8 pezzi, i cui primi 7 rappresentano i Demoni che Vera affronta,
prova a sconfiggere, per arrivare infine alla consapevolezza che l'unica soluzione di
combattimento non è altro che un "Atto d'Amore", di inclusione, di accoglienza verso di
essi.
Il Dolore (Painfall), la Paura (Shellbone), l'Autosabotaggio (The Truth), Il Pensiero
Ossessivo (Jenome), Il Controllo (Cantroll), Il Senso di Colpa (Sorry), La Morte
(The Phoenix), si ritrovano a danzare insieme all'artista nell'ultima "Altar of Love", in
cerchio, senza più avere un corpo, una forma, confini, e tenendosi per mano cantano,
pregano, volano, suonano. Non hanno più bisogno di uno scontro, ma grazie al gesto
d'amore e accoglienza dell'artista, guidano la sua esperienza con la sua interiorità e con
l'Altro da Sé, arrivando ad una metamorfosi che diviene crescita personale.
Il suo è un rituale elettronico che scava nel profondo dell'Io, e che porta l'ascoltatore/
spettatore in un non-luogo in cui passato e futuro convivono, in cui è possibile superare le
proprie paure, abbracciare i propri demoni, ed esorcizzare il malessere attraverso canto,
musica e danza.
L'artista descrive questo percorso munendosi di synth graffianti e percussioni che
viaggiano dal Salento al Giappone, chitarre serpeggianti e melodie vibrate dal suo e-bow.
La sua voce è sempre stata il suo strumento principale per la composizione. Le frasi
melodiche di "The Phoenix", per esempio, sono il risultato di filtri applicati alla voce, che
diventa il "suono di un usignolo", o un vero e proprio tema che sembra suonato da un
sintetizzatore.
Nella sua produzione infatti, modifica molto spesso le sue linee vocali fino a farle risultare
suoni difficilmente riconducibili alla voce, arricchendo così il tessuto musicale dei suoi
arrangiamenti originali e accattivanti. Le melodie concepite per l'album passano dal pop
alla tradizione, alcune sono rielaborazioni di motivi tradizionali salentini o medievali, o ne
prendono spunto ("Painfall" e "The Phoenix"). Il disco è interamente scritto, arrangiato e
registrato da lei stessa nel suo home studio, e successivamente mixato e masterizzato da
Paolo Panella.
Tamburi giapponesi Taiko si intrecciano a trilli di tamburelli salentini in "Painfall", per poi
incontrare un esercito di percussioni cinesi in "Shellbone", continuando con glitch di drum
machines in "The Truth" e culminando con le batterie in loop di Altar of Love e The
Phoenix. La sua Telecaster, in passato devota ai loop, si converte all'archetto elettronico
"e-bow" sia negli ultimi live che nel nuovo disco regalandoci melodie incantatrici e momenti
di noise, lasciando anche spazio a riff sinuosi ed ossessivi come in "Sorry". I synths
aggressivi come dragoni e profondi come la notte e guidano la composizione spesso
accostandosi alle melodie vocali e danzando con esse ("The Truth",
"Cantroll"). L'atmosfera rituale del disco proviene dall'approccio musicale tradizionale con
cui Vera è stata cresciuta, che fa suo in un progetto dal respiro internazionale.

Vera Di Lecce è una cantante, producer e performer che nasce dalla tradizione e sviluppa
un percorso personale di ricerca e sperimentazione cantando in inglese e producendo
elettronica ibrida, che associa percussioni world a synths graffianti, in un rituale di
rigenerazione personale e collettiva.
Pugliese di base a Roma, inizia la sua esperienza artistica con i suoi genitori, attori di
teatro sperimentale e ricercatori nell'ambito della tradizione salentina. Canta in dialetto,
salentino e siciliano, con Nidi d'Arac, Arakne Mediterranea, Cesare Basile e Alfio Antico e
dal 2012 crea il suo progetto solista.
Dopo un primo periodo di concentrazione su una performance di live looping (voce e
chitarra elettrica) l'artista inizia a registrare e produrre i suoi brani autonomamente, senza
abbandonare l'approccio pop sperimentale, ma arricchendolo con strumenti elettronici e
proponendo una performance live eclettica, tra pedali multieffetto, synths vocali, e danze
marziali.
Le ambientazioni create da Vera sono spesso una fusione di sonorità nord europee,
orientali e tradizionali, che trascinano in un'atmosfera antica e allo stesso
tempo contemporanea: un rituale elettronico, cantato in inglese, ma che sembra provenire
da un futuro ancestrale.

Nel 2021 firma con l'etichetta americana Manimal Vinyl (Warpaint, Bat for Lashes, Yoko
Ono) e pubblica tre singoli (Painfall, Shellbone, The Truth) e una cover (Heart and Soul dei
Joy Division), presentati negli States, lo scorso Marzo, durante i suoi showcase al The
New Colossus Festival di New York e al SXSW in Texas.
La sua ultima collaborazione è il pezzo elettronico tradizionale cantato in dialetto salentino
"Fimmine Fimmine", prodotto insieme a Mai Mai Mai e presente nell'album "Rimorso".
Il videoclip del singolo "Altar of Love" (che dà il titolo al suo nuovo album) è fuori da giugno
ed è volutamente girato con un iphone, per poi essere montato e postprodotto dal
talentuoso Marcello Rotondella. Raccoglie alcuni momenti del tour americano di Vera al
The New Colossus Festival di New York e al SXSW di Austin, durante il quale, ci racconta,
ha vissuto meravigliose esperienze di scambio e sostegno sia a livello artistico che
personale. L'intento è di comunicare quest'energia sullo schermo, un'energia liberatoria e
allo stesso tempo rassicurante, come quella che si percepisce in una danza collettiva. La
vediamo danzare e fluttuare per le strade, come uno spirito, che porta magia e musica,
impalpabile ma presente nella nostra vita.
Il disco è uscito il 21 ottobre negli States per Manimal Vinyl e in Italia per Niafunken.
Foto drive.google.com/file/d/1qR…
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Copertina drive.google.com/file/d/17O…
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