L’EP "The Sprawl" segna il debutto di Viburna, progetto avviato nel 2020 da Pietro Li Causi, chitarrista e co-fondatore di BraindeaD (1991-2001) e Il castello delle uova (band attiva dal 2000 al 2007 e dal 2015 ad oggi).
Nella sua Ecloga I (v. 25) Virgilio paragona i viburni ai cipressi: come i primi sono umili e flessibili, gli altri svettano in alto dritti verso il cielo. La proporzione che li lega è buona per pensare il rapporto fra Roma, assimilata ai cipressi, e le altre città (Mantova in particolare), assimilate ai viburni.
Dietro questa similitudine, le ragioni di un nome, che suona quasi come un manifesto: i brani di "The Sprawl" sono stati registrati con mezzi umili e a basso costo fra il 2014 e il 2016, pochi anni prima dell’inizio dell’era pandemica, in una abitazione privata di Palermo. Come i viburni virgiliani, la musica di "The Sprawl" si rivela flessibile e ramificata: spazia dall’hard rock all’elettronica, dal post-rock alla dance.
Anche i temi trattati nei singoli brani sono vari: l’incapacità delle generazioni post-baby-booming di incidere nel sociale e generare cambiamenti politici profondi ("The Radical Adult's Sonic Awake"), il velleitarismo e le pose che si celano dietro certe scelte alimentari esibite e spacciate sfacciatamente per rivoluzionarie (ancora "The Radical Adult's Sonic Awake"), lo sdoganamento del neoliberismo nei sistemi educativi occidentali ("Wash thoroughly to get rid of G. E. R. M.", che mischia elettronica e loop di chitarre friselliane), ma anche l’attrazione per il mondo antico: "The History of Animals Begins" è un tributo dance alla "Historia animalium" di Aristotele, e "The Chariot of the Sun", versione sonora di un pesante e faticoso cammino in volo di un figlio alquanto famoso che non riesce a reggere il peso e i doni dell'eredità paterna. A chiudere l’EP, infine, è "We Could Have Lived in Hope", un bilancio post-rock, intimista e lisergico, sul fallimento di tutte le illusioni post-novecentesche.
The Sprawl
Viburna
Descrizione
Credits
Tutti i brani sono composti, suonati e mixati da Pietro Li Causi nel suo home-studio di Palermo. Il mastering delle prime tre tracce è di Gregorio Caimi (Tartaruga Records). In "We Could Have Lived in Hope" si registra la partecipazione straordinaria, al basso, di Ambra Rinaldo (il castello delle uova).
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