Perché THISASTRO? THISASTRO perché suona come disastro, ma anche come "questo astro", e può suggerire che questo astro (la Terra) sia un disastro. Questa lettura, pur non essendo del tutto oltre le nostre intenzioni, non è quella che vogliamo suggerire. Ci siamo impegnati piuttosto nel sottolineare l'accezione positiva, l'occasione rigeneratrice dell'evento.
Il tema ricorrente è forse così riassumibile. “Il carattere generativo della distruzione e quello distruttivo della generazione” Avveduto ottimismo insomma.
Dentro THISASTRO c’è tanto. C’è una cura fatta di dettagli, di pazienza. C’è un lavoro fatto di passione. C’è forma. E c’è sostanza. Ci sono riflessioni figlie della necessità che ognuno ha di dare un nome alle cose, di ordinarle e collocare se stesso, la propria esistenza, in un disegno più grande. Un disegno che sia possibile scorgere, intuire o almeno immaginare. La ricerca di un orizzonte accettabile, sufficiente a farci ritrovare l’orientamento, riprendere un cammino.
C’è un incoraggiamento che pervade tutti i testi, un incoraggiamento che parte da una resa, dall’accettazione di questo presente storico come l’unico su cui possiamo agire. Si osserva un mondo “ultraevoluto” ma evidentemente miope, bilanciato in un equilibrio che tralascia la compassione e l’interesse collettivo. Uomini immersi in esistenze parziali che lasciano affamati di una fame di senso che il progresso tecnico e l'efficientismo non possono sedare, ingannare a lungo. A fronte di simili aspetti in grado di spaventare, che già spaventano e annichiliscono, c'è un invito a tentare di fiorire anche con poca luce, a compiere il sorriso necessario a far dischiudere la meraviglia, a cedere a “la tentazione di esistere”.
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