"Volgograd" apre il sipario su un panorama freddo e distaccato, fortemente plasmato da suoni anni ’90 e che racconta di giovani abbandonati a sé stessi nelle fredde lande sovietiche. Un’allegoria della situazione che stiamo vivendo, tra alcol, sigarette e apatia. Continua la sperimentazione di Vike, che torna a strizzare l’occhio alla darkwave, ma questa volta in modo ancora più brutale, con chitarre che sembrano sintetizzatori e voci cristallizzate dal vocoder. Vodka liscia e olive nere.
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