DESCRIZIONE
A furia di guardarci siamo diventati ciechi. Io sorrido, tu sorridi, contagiamoci con il sorriso. Non ricordavo di avere un prato di fiori, ma so di avere un libro come letto. Prendo un treno a colazione, ma quel treno non passerà più, allora me ne vado sul balcone a guardare le stelle,
a scrivere sulle finestre appannate, a disegnare la pace mentre un Metal Storm mi buca l’occhio sinistro.
Se il silenzio è fatto per pregare mettiamoci ad urlare. Passava l’inverno e la neve inghiottiva i treni della metropolitana.
Tu mi regalavi i tuoi sogni Un miliardo di lettere
Alla stazione oggi non ti ho vista, passeggiavi con gli occhi bassi, prima o poi ci ritornerò, ma non te lo dirò.
Non voglio vedere più treni e stazioni, o viaggiatori che si incrociano con i loro respiri, perché poi mi mancheresti e non ho le ali per portarti lontano.
C’è un vento gelido, portami a ballare, o a guardare i marinai nuotare.
Tu ti guardi, io mi guardo, tu mi guardi, io ti guardo.
Alla stazione oggi non ti ho vista, passeggiavi con gli occhi bassi, prima o poi ci ritornerò, ma non te lo dirò.
“E si rimane così, magari un po’ perplessi, su treni fuori orario”
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L'articolo Il Ragazzo della Stazione - La Ragazza della Stazione di Il Ragazzo della Stazione è apparso su Rockit.it il 2015-07-01 12:52:25
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